Magazine of art

bimonthly magazine of art

Intervista con Alberto Dambruoso. Le sfide e le situazioni complesse legate all’organizzazione di una grande mostra

L’organizzazione di una mostra di grande rilevanza, come quella sul Futurismo alla Galleria Nazionale di Roma, presenta spesso molteplici sfide. Ci può parlare delle difficoltà principali che si incontrano nella realizzazione di un progetto di questa portata? Le difficoltà principali nell’affrontare una mostra di questa portata sono quelle legate ai prestiti delle opere. E’ chiaro che avere o non avere in mostra le opere considerate fondamentali per la comprensione di un movimento artistico come in questo caso il Futurismo fa una grande differenza. Altre difficoltà sono quelle di riuscire a realizzare una mostra di livello rientrando nel budget di spesa stanziato dal Ministero. In una situazione come quella recente, in cui si è parlato di possibili interferenze politiche nelle scelte curatoriali, come può un curatore mantenere l’integrità e l’autonomia artistica del progetto? Nel mio caso non c’è stata alcuna interferenza da parte del Ministero della Cultura fino al 17 maggio 2024 quando mi hanno dato il benservito senza alcuna spiegazione. Avevo scritto il progetto scientifico, scelto le opere che andavano in mostra, contattato molti collezionisti e fatto i nomi di molti storici dell’arte per invitarli a partecipare alla mostra e ripeto almeno per il primo anno di lavoro (da gennaio 2023 a maggio 2024) non ho avuto nessun tipo di interferenza. Pertanto questa domanda dovreste rivolgerla a Gabriele Simongini, oggi curatore unico della mostra in programma il prossimo 2 dicembre. Alcuni professionisti hanno raccontato di pressioni esterne o di situazioni delicate che hanno influito sulla loro posizione all’interno del progetto. Qual è la sua opinione su queste dinamiche e come influenzano il lavoro curatoriale? A mio avviso una mostra d’arte dovrebbe essere curata solo da storici dell’arte competenti in materia (in questo caso sul Futurismo) senza che vi siano intromissioni di galleristi privati o di politici che intendono indirizzare la mostra verso i propri interessi personali o di partito. L’arte per definizione è pubblica, di tutti. Non è privata e non è né di destra né di sinistra. Lei ha una lunga esperienza nella gestione di collaborazioni con musei e gallerie. Come si riesce a mantenere una coesione di squadra, nonostante le difficoltà come quelle che ha riscontrato Lei da curatore coinvolto inquanto si e’ visto da un momento all’altro non essere più il co curatore con Gabriele Simongini e quindi ad aver perso tutto il lavoro fatto fino al momento in cui si e’ visto escludere . La coesione di squadra è tuttora in corso con gli altri componenti del fantomatico comitato scientifico che sono stati estromessi dalla mostra come me. A suo avviso, quali sono gli aspetti essenziali che il Ministero della Cultura e le istituzioni coinvolte dovrebbero migliorare per garantire il successo di esposizioni di grande rilevanza, come la mostra sul Futurismo di grande valore artistico? Certamente non incorrere nell’infinita serie di errori che hanno commesso nella gestione di questa mostra. In realtà basta poco: lasciar lavorare i professionisti una volta che sono stati scelti, senza ripensarci quando si è arrivati a 3/4 del percorso. Queste domande aiutano a far emergere le difficoltà e i retroscena legati a progetti artistici di alto profilo e le complessità che i curatori possono incontrare. Interview with Alberto Dambruoso. The challenges and complex situations related to the organization of a large exhibition Organizing a major exhibition, such as the one on Futurism at the Galleria Nazionale in Rome, often presents multiple challenges. Can you tell us about the main difficulties encountered in realizing a project of this magnitude? The main difficulties in tackling an exhibition of this magnitude are those related to the loans of the works. It is clear that having or not having on display the works considered fundamental for the understanding of an artistic movement such as Futurism in this case makes a big difference. Other difficulties are those of managing to organize a high-level exhibition within the budget allocated by the Ministry. In a situation like the recent one, in which there was talk of possible political interference in curatorial choices, how can a curator maintain the integrity and artistic autonomy of the project? In my case there was no interference from the Ministry of Culture until May 17, 2024 when they gave me the sack without any explanation. I had written the scientific project, chosen the works that were to be exhibited, contacted many collectors and named many art historians to invite them to participate in the exhibition and I repeat at least for the first year of work (from January 2023 to May 2024) I had no kind of interference. Therefore, you should ask this question to Gabriele Simongini, now the sole curator of the exhibition scheduled for December 2nd. Some professionals have spoken of external pressures or delicate situations that have influenced their position within the project. What is your opinion on these dynamics and how do they influence the curatorial work? In my opinion, an art exhibition should be curated only by art historians who are competent in the subject (in this case on Futurism) without any interference from private gallery owners or politicians who intend to direct the exhibition towards their own personal or party interests. Art by definition is public, for everyone. It is not private and it is neither right nor left. You have a long experience in managing collaborations with museums and galleries. How do you manage to maintain team cohesion, despite the difficulties like those you encountered as a curator involved when you suddenly found yourself no longer the co-curator with Gabriele Simongini and therefore having lost all the work done up until the moment you were excluded. Team cohesion is still ongoing with the other members of the phantom scientific committee who were excluded from the exhibition like me. In your opinion, what are the essential aspects that the Ministry of Culture and the institutions involved should improve to ensure the success of highly relevant exhibitions, such as the exhibition on Futurism of great artistic value? Certainly not to incur the infinite series of errors they

Intervista a Annabelle Ténéze direttrice del Louvre-Lens

Al Museo del Louvre per l’edizione 2023, hanno invitato nuovamente Annabelle Ténèze a presentare un’esposizione di opere contemporanee progettate da ventisei artisti, la Cinquième Saison sede espositiva nel Jardin des Tuilleries Come è nato questo progetto espositivo per Art Basel? Grazie alla collaborazione tra il Musée du Louvre e Paris+ attraverso Art Basel, offriamo una mostra d’arte contemporanea di grande formato, completamente gratuita, nel cuore di uno degli spazi più frequentati e maestosi di Parigi. La mostra sarà visitata sia da appassionati d’arte desiderosi di scoprire nuovi artisti o nuove opere di artisti affermati, sia da persone non abituate all’arte contemporanea, e per alcuni sarà il primo incontro con l’arte contemporanea. La mostra riunisce le opere di 26 artisti di diverse nazionalità e continenti, ognuno dei quali propone un dialogo originale con i Jardin des Tuileries. Intitolata “La quinta stagione”, le opere degli artisti propongono una rivisitazione contemporanea del genere del paesaggio all’interno del paesaggio stesso dei Jardin des Tuileries.Il tema delle Quattro Stagioni è un genere importante nella creazione artistica. I capolavori di Archimboldo e Nicolas Pousssin su questo tema, conservati al Louvre e proseguiti alle Tuileries, testimoniano che gli artisti si sono continuamente interrogati sul rapporto dell’uomo con la natura, sulle tracce che l’uomo lascia su di essa, ma anche su quelle che essa lascia su di noi. Dopo il mio primo progetto dello scorso anno, “La Suite de l’histoire”, sui monumenti alternativi, la presenza e l’assenza nello spazio pubblico, il mio secondo progetto per i Jardin des Tuileries si concentra sulla vita in questo spazio naturale nel cuore della città. Come gli artisti di oggi stiano dando forma a questa “quinta stagione”, a noi ancora sconosciuta. Tra le opere proposte nella call for projects mondiale lanciata qualche mese fa, aperta a tutte le gallerie e a tutti gli artisti al di là di quelli presenti solo in fiera, molti artisti hanno proposto opere come “oggetti viventi”, opere dotate di vita propria, da cui l’idea di una mostra che esplora i Giardini delle Tuileries come luogo in cui convivono acqua, piante, minerali, animali e uomini, insomma tutte le forme di vita che lo abitano. La sede è molto bella, ci parli dell’allestimento e del successo delle opere di questa mostra. Il Jardin des Tuileries è un luogo dalle molteplici sfaccettature. Situato tra Place de la Concorde e il Louvre, è innanzitutto un luogo di storia, anche politica.È anche un luogo d’arte: un luogo di storia dell’arte del paesaggio e dei giardini da diversi secoli a oggi, un museo d’arte all’aperto con sculture risalenti a diversi secoli fa e sculture del XX secolo (Jean Dubuffet, Germaine Richier, Giuseppe Pennone).Una delle poche isole di verde nell’ambiente urbano di una capitale, questa è una delle zone di passeggio più frequentate di Parigi, che attira sia i frequentatori abituali che i turisti. È la combinazione di tutte queste caratteristiche che mi interessa. Esporre in un sito storico e in un luogo pubblico conferisce necessariamente una dimensione diversa a un’opera d’arte contemporanea, e una creazione contemporanea rivela necessariamente una sfaccettatura diversa del sito. Alcune opere sono già esistenti, altre sono state adattate e altre ancora sono state create per il sito. Ritengo che sia importante per un progetto come questo poter presentare diverse generazioni di artisti, personalità provenienti da vari continenti e una varietà di mezzi e forme di lavoro. L’obiettivo è dare coerenza all’insieme, ma anche fare in modo che ogni opera esista individualmente. In un luogo come questo, la scelta dei luoghi è essenziale per creare un forte dialogo con i vari spazi del giardino. Così le opere di quattro artisti – Joel Andrianomearisoa, Julien Berthier, Claudia Comte e Jacqueline de Jong – sono state collocate in modo spettacolare nelle fontane delle Tuileries. Foglie e patate di marmo sembrano scaturire dalle fontane, mentre il vetro brilla e racconta una nuova storia. Alcune opere sono anche in dialogo più preciso con il paesaggio, prendendo posto su letti d’erba, come l’opera di Henrique Oliveira, che sembra emergere dall’erba ed essere un’estensione del terreno. Le figure di Zanele Muholi e Vojtech Kovarik diventano abitanti sorprendenti e fantastici di questo giardino. I cervi e le tartarughe di Gloria Friedmann o la farfalla di Nicène Kossentini evidenziano anche la vita animale del Giardino.Si può anche visitare l’interno della casa sperimentale di Jean Prouvé e Pierre Jeanneret, o sedersi sulla colorata panchina-casa di Claudia Wieser.I temi che emergono lungo il percorso conferiscono alla mostra un senso di coerenza: un gruppo di opere, ad esempio, è dedicato al potere delle pietre e delle forme minerali, un altro all’habitat, un terzo agli animali, un quarto all’energia del suolo, un quinto alle piante e un ultimo alle risorse idriche. La mostra è stata concepita come un percorso autoguidato: ha senso se si inizia la visita dall’arco di trionfo del Caroussel du Louvre o dalla Concorde. È una sfida trasformare una passeggiata in una mostra, e una mostra in una passeggiata attraverso un mondo che è allo stesso tempo familiare e nuovo!Spero che tutti possano viverla in prima persona. Grazie Carmela Brunetti Director & CEO ArtonWorld.com Interview avec Annabelle Ténèze directrice du Louvre-Lens Au Musée du Louvre, pour l’édition 2023, ils ont de nouveau invité Annabelle Ténèze à présenter une exposition d’œuvres contemporaines conçues par vingt-six artistes, la Cinquième Saison lieu d’exposition au Jardin des Tuilleries Comment est né ce projet d’exposition pour Art Basel ? Grâce à la collaboration entre le Musée du Louvre et de Paris+ par Art Basel, nous proposons une exposition d’art contemporain de grand format, complètement gratuite, au coeur d’un espace majestueux parmi les plus fréquentés de Paris. L’exposition sera vue aussi bien par des amateurs d’art ayant à coeur de découvrir de nouveaux artistes ou des creations inédites d’artistes aguerris, que par des personnes qui n’ont pas l’habitude de l’art contemporain, voire pour certain une toute première rencontre avec l’art contemporain. L’exposition rassemble les oeuvres de 26 artistes de différentes nationalités et continents, à parité, qui chacune offre un dialogue originale avec le Jardin

Yayoi Kusama: Infinite Love at the San Fransisco Museum of Modern Art SFMOMA

by Carmelita Brunetti Clamoroso arrivo della prima mostra personale dell’artista giapponese Yayoi Kusama: Infinite Love nelle grandi sale del SFMOMA nel nord della Califormia. Yayoi Kusama è una delle figure artistiche più famose al mondo. La ricerca artistica dell’artista giapponese Yayoi Kusama nata nel 1929 a Matsumoto, in Giappone, ha raggiunto il successo in Patria e negli ’60 a New York dove si è affermata come artista pionieristica d’avanguardia mettendo in scena performance, eventi e mostre rivoluzionarie. Dal 1973 è tornata in Giappone a Tokyo dove vive e lavora. Il suo lavoro ha ottenuto un rinnovato riconoscimento diffuso alla fine degli anni ’80 a seguito di numerose importanti mostre personali internazionali. Ha creato il suo primo ambiente specchiato nel 1965, la sua prima Infinity Mirror Room oscurata nel 2000, e da allora ha costruito oltre 20 di queste installazioni che sono diventate le preferite dal pubblico di tutto il mondo. Nel 1993, Kusama ha rappresentato il Giappone al 45° Biennale di Venezia, riscuotendo grandi consensi dalla critica, e nel 1994 inizia a realizzare sculture all’aperto. L’artista ha sempre puntato a valorizzare la vita grazie alla scelta di una simbologia di forme geomentriche soft, morbide come i pois.L’evento aperto al pubblico dal 14 ottobre 2023 al 07 settembre 2024 è una grande occasione per conoscere l’ultimo lavoro di Kusama intitolato Dreaming of Earth’s Sphericity, I Would Offer My Love (2023), presentato per la prima volta a New York presso la prestigiosa galleria Zwimer. Gli spazi nelle sale diventano un’esplosione di colore con le installazioni psichedeliche intitolate Infinity Mirror Rooms riguardo questa serie di lavori lei dichiara “ …Entra nel luogo dei coloriI pois lasciano entrare la luce del sole della terra. Il cuore è pieno della luce splendente del soleTutte le persone che entrano cercando la gioia di essere vivi. Lascia che ci sia eterna armonia tra tutti nei circoli e nei cicli della vita. Pace e amore infinito per tutti.” . Questa mostra è una importante occasione per far vivere agli amanti dell’arte contemporanea, la ricerca estetica dell’artista giapponese con i suoi Pois, cerchi tutti colorati e armoniosi pronti a coinvolgere un pubblico sempre più intrigato, quasi ipnotizzato dall’energia che i cerchi liberano nell’atmosfera. Yayoi Kusama con Infinite Love presenta l’ultima suggestiva installazione performativa Infinity Mirror Room, un’opera d’arte che coinvolge il pubblico regalando la magia del surreale e della sensazione di sogno, si mescolano gli stili e le tendenze artistiche dall’arte Pop sino ad arrivare all’arte psichedelica o cinetica. Le pareti delle stanze sono ricoperte da specchi per ottenere gli effetti di luoghi infiniti e anche stranianti. Queste opere racchiudono l’esperienza artistica dell’artista. Dreaming of Earth’s Sphericity, I Would Offer My Love del 2023, accoglie lo spettatore in un universo di luci multicolori, uno spazio immenso fra i grandi punti acrilici colorati che si alternano in un gioco di luce e riflessi sulle superfici specchianti.Con la realizzazione di questa grande mostra personale di Yayoi Kusama: Infinite Love si vuole dimostrare l’impegno di SFMOMA di presentare il lavoro di artisti asiatici e AAPI, inclusa la prima retrospettiva di Pacita Abad in questo autunno, una galleria di dipinti e disegni di Hung Liu e mostre collettive attuali e future con opere chiave della collezione del museo degli artisti giapponesi Yoko Ono, Tatsuo Miyajima, Rakuko Naito, Tadaaki Kuwayama e Takashi Arai, tra gli altri. SFMOMA è anche riconosciuto per la sua significativa collezione di fotografie giapponesi. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI Clamorous arrival of Japanese artist Yayoi Kusama’s first solo exhibition Yayoi Kusama: Infinite Love in the grand halls of SFMOMA in Northern California. Yayoi Kusama is one of the most famous artistic figures in the world. The artistic pursuit of Japanese artist Yayoi Kusama, born in 1929 in Matsumoto, Japan, achieved success in her homeland and in the 1960s in New York, where she established herself as a pioneering avant-garde artist creating groundbreaking performances, events and exhibitions. Since 1973 she has returned to Japan, to Tokyo, where she lives and works. Her work gained new recognition in the late 1980s following several major international solo exhibitions. She created her first mirrored environment in 1965, her first darkened Infinity Mirror Room in 2000, and has since built more than 20 such installations that have become favorites with audiences around the world. In 1993, Kusama represented Japan at the 45th Venice Biennale, receiving great critical acclaim, and in 1994 she began making outdoor sculptures. The artist has always focused on enhancing life through her choice of a symbology of soft, geomentric forms, as fluffy as polka dots.The event, open to the public from Oct. 14, 2023 to Sept. 7, 2024, is an excellent opportunity to learn about the latestThe event open to the public from Oct. 14, 2023 to Sept. 07, 2024 is a great opportunity to learn about Kusama’s latest work titled Dreaming of Earth’s Sphericity, I Would Offer My Love (2023), presented for the first time in New York at the prestigious Zwimer Gallery. The spaces in the rooms become an explosion of color with psychedelic installations titled Infinity Mirror Rooms about this series of works she states ” …Enter the place of colors.The polka dots let in the sunlight of the earth. The heart is filled with the shining light of the sun.All the people who enter seeking the joy of being alive. Let there be eternal harmony among all in the circles and cycles of life. Peace and infinite love to all.” . This exhibition is an important opportunity for contemporary art lovers to experience the Japanese artist’s aesthetic quest with her Pois, circles that are all colorful and harmonious and ready to engage an increasingly intrigued audience, almost hypnotized by the energy the circles release into the atmosphere.Yayoi Kusama with Infinite Love presents the latest evocative performance installation Infinity Mirror Room, a work of art that engages the audience by giving the magic of the surreal and the sensation of dreaming, art styles and trends from Pop art to psychedelic or kinetic art are mixed. The walls of

Rimini between cinema and art. From the Fellini Museum to ancient art to be relived together

by Noemi Adabbo “Tu saresti capace di piantare tutto e ricominciare la vita da capo?”, chiedeva Guido Anselmi interpretato da Marcello Mastroianni ad una splendida Claudia Cardinale in Otto e mezzo: quale frase felliniana più azzeccata, ahimè, per la Romagna di questi giorni. È stato un maggio nefasto a causa dell’alluvione che ha colpito molte città dell’Emilia Romagna tentando di portare via l’allegria di questa terra, tanto conosciuta e amata dai turisti, ma senza intaccarne la memoria. Fellini nacque proprio qui, a Rimini, dove girò Amarcord (in dialetto romagnolo “mi ricordo”), la sua opera più intima e personale che gli valse il premio Oscar nel 1973: la pellicola accompagna Rimini nella storia del cinema che a sua a volta ha deciso di ricambiarla con il Fellini Museum, l’unico museo al mondo dedicato interamente ed unicamente al regista. Il progetto vede la luce nell’estate del 2021 e sceglie come protagonisti tre palcoscenici della città per attirare il proprio pubblico: Castel Sismondo (sezione più ampia riguardante i momenti salienti dell’artista), Palazzo del Fulgor (dedicato ai primi passi felliniani nel mondo del cinema, alla sua giovinezza e alla sua sperimentazione) e Piazza Malatesta (vero e proprio set a cielo aperto dove vengono proiettate le tre aree principali della panca circolare, del velo d’acqua e del bosco dei nomi ravvisabili in Amarcord), luoghi che oggi ospitano un impianto audiovisivo e documentale e un percorso di narrazioni partecipate tali per cui l’esperienza risulti il più immersiva possibile. Rimini si palesa quindi come polo artistico degli amanti della macchina da presa, centro propulsore di quella magia che soltanto un buon cineasta sa riconoscere e apprezzare.La città di Rimini si rende protagonista non soltanto delle più ambite mete estive del litorale adriatico ma anche di uno snodo sinergico tra i più antichi e geograficamente strategici: la Via Flaminia (che porta a Roma), Emilia (verso Milano) e Popilia (fino ad Aquileia) si incontrano sulle sue strade, in quella che era conosciuta come Ariminum, fondata dai Romani nel 268 A.C. Non per niente, di impronta fortemente romana è l’impianto urbanistico e importanti i legami che hanno arricchito il territorio di opere d’arte, le principali conservate al Museo della Città che raccoglie con parsimonia le tracce del cittadino riminese dagli antipodi alla storia contemporanea. Forte di un patrimonio millenario, il museo ospita la Pinacoteca esponente la celeberrima Scuola Riminese, dal Trecento con Il Crocifisso di Giovanni Da Rimini e il Trittico con l’incoronazione della Vergine di Giuliano si passa al Quattrocento con Giovanni Bellini, Agostino Di Duccio e Matteo De’ Pasti che hanno reso onore alla corte malatestiana. La linea storica del museo si spinge fino all’800 , passando per le influenze gotiche e rinascimentali del nord tipiche del ‘500 alla natura morta del ‘600 e ‘700 a cui è stato dedicato il secondo piano. Rimini è anche archeologia, grazie ai suoi scavi e ritrovamenti tra cui la Domus del Chirurgo, abitazione romana della seconda metà del II secolo, scoperta in Piazza Luigi Ferrari nel 1989, che ha portato alla luce il più grande repertorio di strumenti chirurgici dell’impero romano. In ultimo ma non per importanza, il Tempio Malatestiano voluto da Sigismondo Pandolfo Malatesta, riportante Il Crocifisso di Giotto, la Biblioteca Civica Gambalunga, tra le più importanti e antiche d’Italia, e il Teatro Amintore Galli, teatro principale di Rimini, progettato da Luigi Poletti e inaugurato da Giuseppe Verdi nel 1857. Rimini si palesa come meta culturale e non solo turistica, o perlomeno, capace di un turismo prepotentemente artistico. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI “Would you be able to plant everything and start life all over again?” asked Guido Anselmi played by Marcello Mastroianni to a splendid Claudia Cardinale in Otto e mezzo: what Fellini phrase more apt, alas, for Romagna these days. It was a disastrous May due to the floods that hit many cities in Emilia Romagna trying to take away the joy of this land, so well known and loved by tourists, but without affecting its memory. Fellini was born right here, in Rimini, where he filmed Amarcord (in Romagnolo dialect, “I remember”), his most intimate and personal work that won him an Oscar in 1973: the film accompanies Rimini in the history of cinema, which in turn has decided to reciprocate with the Fellini Museum, the only museum in the world dedicated entirely and solely to the director. The project sees the light of day in the summer of 2021 and chooses three of the city’s stages as protagonists to attract its audience: Castel Sismondo (the largest section concerning the artist’s highlights), Palazzo del Fulgor (dedicated to Fellini’s first steps in the world of cinema, his youth and experimentation) and Piazza Malatesta (a true open-air set where the three main areas of the circular bench, the veil of water and the forest of names discernible in Amarcord are projected), places that now house an audiovisual and documentary installation and a path of participatory narratives such that the experience is as immersive as possible. Rimini thus emerges as an artistic hub for lovers of the camera, a driving force behind the magic that only a good filmmaker can recognize and appreciate.The city of Rimini makes itself the protagonist not only of the most sought-after summer destinations on the Adriatic coast but also of one of the most ancient and geographically strategic synergistic junctions: the Via Flaminia (leading to Rome), Emilia (toward Milan) and Popilia (to Aquileia) meet on its roads, in what was known as Ariminum, founded by the Romans in 268 B.C.Not for nothing, of strongly Roman imprint is the urban layout and important are the links that have enriched the territory with works of art, the main ones preserved at the City Museum, which sparingly collects the traces of the Rimini citizen from the antipodes to contemporary history. On the strength of a millennia-old heritage, the museum houses the Pinacoteca exposing the celebrated Riminese School, from the 14th century with Giovanni Da Rimini’s The Crucifix and Giuliano’s Triptych with the Coronation of the Virgin

Julian Charrière: Erratic at SFMOMA

L’artista Julian Charrière è nato a Born nel 1987 in Svizzera, ha viaggiato in regioni polaRi in cui l’essere umano difficilmente raggiunge. La sua esploraizone punta a testimoniare il cambiamento climatico e i disastri climatici che stanno subendo i ghiacciai. Il rapporto con l’ambinete glaciale è stato complicato, ma la sua volontà di presentare quei luoghi è stata così forte da far realizzare all’artista un filmato che riprende i monti bui della notte quando i ghiacciai nel silenzio si muovono ed emettono rumori che fanno sentire l’essere umano piccolissimo e debole di fronte alla forza impetuosa della natura.Questa rassegna è la prima mostra personale dell’artista sulla West Coast, Julian Charrière: Erratic presenta opere multimediali che ruotano attorno all’impegno poetico dell’artista con i paesaggi di ghiaccio, sfidando i nostri costrutti di temporalità differenti e portando l’attenzione sulle tracce e sugli effetti di lunga durata delle interferenze umane nella natura. L’opera centrale di questa mostra cinematografica e sensoriale è Towards No Earthly Pole (2019), un film panoramico che combina riprese inquietanti di ghiacciai effettuate di notte durante le spedizioni dell’artista in varie regioni glaciali.Il visitatore della mostra si sente partecipe di un progetto culturale realizzato dall’artista volto a scuotere le coscienze di tutti noi e tentare di dare valore a quelle aree che spesso sono sconosciute e hanno bisogno di essere presentate nel mondo politico e culuturale per tentare una svolta verso la salvaguardia dell’ecosistema.Julian Charrière: Erratic è sostenuta da Etant donnés Contemporary Art, un programma di Villa Albertine e della Fondazione FACE, in collaborazione con l’Ambasciata di Francia negli Stati Uniti, con il sostegno del Ministero della Cultura francese, dell’Institut français, della Fondazione Ford, della Fondazione Helen Frankenthaler, di CHANEL e di ADAGP. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI Artist Julian Charrière was born in Born in 1987 in Switzerland and has traveled to polar regions where the human being hardly reaches. His exploration aims to witness climate change and the climatic disasters that glaciers are suffering. The relationship with the glacial ambinete was complicated, but his desire to present those places was so strong that the artist made a film that captures the dark mountains of the night when glaciers in the silence move and emit noises that make human beings feel tiny and weak in the face of the impetuous force of nature.This exhibition is the first solo show of artist on the West Coast, Julian Charrière: Erratic presents multimedia works that revolve around the artist’s poetic engagement with ice landscapes, challenging our constructs of different temporalities and bringing attention to the traces and long-lasting effects of human interference in nature. The central work in this cinematic and sensory exhibition is Towards No Earthly Pole (2019), a panoramic film that combines eerie footage of glaciers taken at night during the artist’s expeditions to various glacial regions.The visitor to the exhibition feels like a participant in a cultural project carried out by the artist aimed at shaking the consciences of all of us and attempting to give value to those areas that are often unknown and need to be presented in the political and culutural world in order to attempt a breakthrough toward the preservation of the ecosystem.Julian Charrière: Erratic is supported by Etant donnés Contemporary Art, a program of Villa Albertine and the FACE Foundation, in collaboration with the Embassy of France in the United States, with support from the French Ministry of Culture, the Institut français, the Ford Foundation, the Helen Frankenthaler Foundation, CHANEL and ADAGP. TO READ THE COMPLETE ARTICLE CLICK HERE

Has the perception of beauty in our
contemporary times changed? 

L’essere umano come reagisce di fronte alle opere digitali? Quali aree cerebrali si attivano?Nel complesso, sembra che il cervello elabori e risponda all’arte digitale in modo molto simile a quello dell’arte fisica tradizionale. Per esempio, la corteccia orbitofrontale, coinvolta in modo importante nel processo estetico, si attiva quando guardiamo un’opera d’arte esteticamente piacevole, sia essa digitale o sia tradizionale. Altre aree cerebrali tipicamente attivate quando guardiamo l’arte digitale sono quelle relative all’elaborazione visiva e spaziale. Ad esempio, il giro fusiforme, coinvolto nel riconoscimento dei volti e nella percezione degli oggetti. Tuttavia, è importante notare come il cervello sia altamente adattabile e possa imparare ad elaborare nuovi tipi di stimoli nel corso del tempo, quindi il modo in cui il cervello di un individuo risponde all’arte digitale può cambiare man mano che si abitua ad essa. Negli ultimi anni lo studio in questo campo, la neuroestetica, ha acquisito una notevole importanza grazie all’utilizzo da parte dei ricercatori di tecniche avanzate di imaging cerebrale, come la risonanza magnetica funzionale (fMRI), per studiare l’attività cerebrale delle persone durante la visione e la valutazione delle opere d’arte.Con la sua continua evoluzione, il campo della neuroestetica ha il potenziale per rivoluzionare la nostra comprensione dell’estetica e dei modi in cui il cervello elabora e risponde all’arte. Alla Webster Vienna Private University offriamo corsi che approfondiscono questi argomenti affascinanti fornendo agli studenti una prospettiva unica sul ruolo del cervello nell’apprezzamento dell’arte e le competenze necessarie per condurre la propria ricerca in questo campo appassionante. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI How does the human being react when faced with digital works? Which brain areas are activated?Overall, it seems that the brain processes and responds to digital art in much the same way as it does to traditional physical art. For example, the orbitofrontal cortex, which is heavily involved in aesthetic processing, is activated when we look at an aesthetically pleasing work of art, whether it is digital or whether it is traditional. Other brain areas typically activated when we look at digital art are those related to visual and spatial processing. For example, the fusiform gyrus, which is involved in face recognition and object perception. However, it is important to note that the brain is highly adaptable and can learn to process new types of stimuli over time, so the way an individual’s brain responds to digital art may change as he or she becomes accustomed to it. In recent years, the study in this field, neuroaesthetics, has gained prominence due to researchers’ use of advanced brain imaging techniques, such as functional magnetic resonance imaging (fMRI), to study people’s brain activity while viewing and evaluating works of art.As it continues to evolve, the field of neuroaesthetics has the potential to revolutionize our understanding of aesthetics and the ways in which the brain processes and responds to art. At Webster Vienna Private University we offer courses that delve into these fascinating topics by providing students with a unique perspective on the brain’s role in art appreciation and the skills needed to conduct their own research in this exciting field. TO READ THE COMPLETE ARTICLE CLICK HERE

Ma gli NFT hanno cambiato le regole del mercato dell’arte?

I collezionisti ora comprano più NFT e meno arte analogica?L’economista Ethan McMahon riferisce che circa la metà di tutti gli NFT che si vendono costano meno di $ 400, appena abbastanza per coprire i costi della blockchain.McMahon ha anche affermato che quasi tutta l’azione di rivendita per gli NFT, dove si guadagnano soldi veri, avviene nella fascia alta del mercato; la stragrande maggioranza degli NFT viene a malapena rivenduta. Le persone che stanno cercando di trarre profitto da qualsiasi folle clamore che ci sia intorno a questo spazio NFT devono davvero stare attente, perché molte volte finisce per essere un investimento a tuo svantaggio.Cosa sono i CryptoPunks? sono alcuni dei primi NFT d’arte, può essere pensato come un esperimento che mette in luce l’atto del collezionare e il suo significato. Per entrare nel vivo dell’argomento seguite l’ interessante intervista audio con l’Avvocato Lavina Savini. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI Are collectors now buying more NFTs and less analog art?Economist Ethan McMahon reports that about half of all NFTs that sell cost less than $400, just enough to cover the costs of the blockchain.McMahon also said that almost all of the resale action for NFTs, where real money is made, happens at the high end of the market; the vast majority of NFTs barely get resold at all. People who are looking to profit from whatever crazy hype there is around the NFT space really need to be careful, because many times it ends up being an investment to your detriment.What are CryptoPunks? are some of the first art NFTs, it can be thought of as an experiment that highlights the act of collecting and what it means. To get to the heart of the matter follow the interesting audio interview with Attorney Lavina Savini. TO READ THE COMPLETE ARTICLE CLICK HERE

Il collezionista-imprenditore emiliano
FRANCESCO AMANTE dona la luminaria
“Grazie Lucio” firmata dall’artista romano Pablo Echaurren al Day Hospital Oncologico del Policlinico Sant’Orsola di Bologna

Questa bellissima opera, faceva parte dell’installazione luminosa, che nell’inverno del 2020 ha riacceso Via d’Azeglio, con i versi della canzone Futura di Lucio Dalla, è stata realizzata dall’artigiano Antonio Spezia. Quest’opera, è una suggestiva installazione luminosa che vuole portare luce, nel doloroso percorso dei malati di cancro, che vengono curati nel reparto di oncologia del Policlinico di Sant’Orsola a Bologna. L’opera è stata acquistata dal collezionista Francesco Amante all’asta benefica del Consorzio Pedonale di Via d’Azeglio in collaborazione con Sotheby’s e la Galleria d’Arte Maggiore GAM. Il gesto del collezionista attesta le sue grandi qualità umane, oltre che imprenditoriali. Francesco Amante, classe 1947, amante dell’arte e delle auto storiche, è sempre stato attivo in ambito culturale, e protagonista di eventi artistici, organizzati a Bologna e in altre località; per 10 anni è stato presidente dell’Associazione Amici della Pinacoteca di Bologna e successivamente membro del Consiglio di Amministrazione. La sua notorietà come imprenditore internazionale e amante dell’arte lo ha portato a ricevere molti riconoscimenti come quest’ultimo: Accademico onorario a vita “per le sue non comuni qualità umane e professionali conferitogli dall’Accademia Italo-Americana”. Amante donerà al PAN di Rimini una importante opera dell’artista Flavio Favelli dal titolo Terza Camera, lettiga mobil, piastrelle, h 74 180×128 cm 2007. Per conoscere meglio questo grande collezionista lo abbiamo intervistato e vi presentiamo qui sotto l’intervista audio. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI This beautiful work, was part of the light installation, which in the winter of 2020 has rekindled Via d’Azeglio, with the verses of the song Futura by Lucio Dalla, was made by the craftsman Antonio Spezia. This work, is a suggestive light installation that wants to bring light, in the painful journey of cancer patients, who are treated in the oncology department of the Policlinico di Sant’Orsola in Bologna. The work was purchased by the collector Francesco Amante at the charity auction of the Pedestrian Consortium of Via d’Azeglio in collaboration with Sotheby’s and the Galleria d’Arte Maggiore GAM. The gesture of the collector attests to his great human qualities, as well as entrepreneurial. Francesco Amante, born in 1947, a lover of art and historic cars, has always been active in the cultural sphere, and the protagonist of artistic events, organized in Bologna and other places; for 10 years he was president of the Association of Friends of the Pinacoteca di Bologna and later a member of the Board of Directors. His notoriety as an international businessman and art lover has led him to receive many awards such as this last one: Honorary Academician for life “for his uncommon human and professional qualities conferred by the Italian-American Academy”. Amante will donate to PAN in Rimini an important work by the artist Flavio Favelli entitled Terza Camera , lettiga mobil, tiles, h 74 180×128 cm 2007.To learn more about this great collector we interviewed him and we present below the audio interview. TO READ THE COMPLETE ARTICLE CLICK HERE

Cosa sono le emozioni?
Esistono nella vita iperdigitalizzata?
intervista a Umberto Galimberti

Il più grande filosofo italiano che con il suo “libro delle Emozioni” sta facendo discutere e riflettere sull’importanza dell’educazione alle emozioni e a riconoscerne le patologie scaturite dalle nevrosi che la nostra epoca iperconnessa genera. Vuole essere anche una guida alla scoperta delle emozioni umane, un fenomeno complesso e un campo di indagine sterminato. Se qualcuno dovesse chiederci che cosa sono, sarebbe difficile rispondere. Spesso confuse con gli stati d’animo o i sentimenti, le “Emozioni” sono processi multicomponenziali che determinano le nostre azioni e i nostri comportamenti. Sono risposte innate, composte da fenomeni involontari, automatici e simultanei, che coinvolgono sia il corpo che la mente. Ma per scoprire il valore delle “Emozioni”, interivistiamo l’autore del libro, il celebre filosofo contemporaneo Galimberti che ci condurrà attraverso una attenta analisi sia filosofica che psicanalitica per imparare a riconoscerse i sentimenti scaturiti dalle emozioni.Perchè un libro dedicato alle Emozioni?Umberto Galimberti: Perchè le emozioni le conosciamo pochissimo, le sentiamo, ma non le conosciamo. Non le conosciamo perchè i ragazzi, molto spesso, hanno le pulsioni e con quelle agiscono attraverso le parole, come fanno soprattutto i bulli. I bulli la scuola li sospende, mentre dovrebbe tenerli il doppio del tempo per insegnargli la risonanza emotiva. Chiamo risonanza emotiva quel sentire immediato che sa distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto. Il filosofo tedesco Immanuel Kant diceva che il bene e il male potremmo anche non definirli perche ciascuno li sente, usa la parola sentire in tedesco fullen, naturalmente da se, oggi questa sua analisi non è più vera, perchè un ragazzo non sente più la differenza tra insultare un professore o prenderlo a calci, oppure tra corteggiare una ragazza o struparla, e non sto esagerando, perchè quando per ragioni giornalistiche mi tocca sentire le risposte che questi ragazzi danno ai giudici che li interrogano, e rispondono: “…e ma cosa abbiamo fatto?!” cadono dal pero, perchè non hanno la risonanza emotiva delle loro azioni, perchè le emozioni vanno anche insegnate. L’educazione consiste proprio in questo passaggio dalle pulsioni alle emozioni, percui bisogna insegarle.Dove bisogna insegnarle? Prima in famiglia e poi a scuola?Umberto Galimberti: Soprattutto a scuola, perchè la scuola da questo punto di vista è molto deficitaria, di solito si limita solo ad istruire non ad educare. Educare significa seguire i percorsi emotivi degli studenti, accompagnarli in quell’età incerta e critica che si chiama adolescienza, in cui la comparsa della sessualità comporta una radicale riformulazione della visione del mondo; a questo punto i ragazzi vanno in crisi, soffrono, ma non sanno dare il nome alle loro sofferenze, e soprattutto, non hanno le strategie per riuscirci. Per questo bisogna dare un’educazione, si certo in famiglia, per quel tanto che basta,visto che le famiglie oggi sono così dissestate, e la parola genitore conta fino a 12 anni circa. Quando i ragazzi passano dall’amore incondizionato dei genitori a quello condizionato con i loro amici, in quel passaggio che si chiama edipo, diventano furiosi, perchè l’Edipo in cosa consiste? Nell’abbandonare il mondo genitoriale, che nel linguaggio di edipo, dice di uccidere il padre, se non lo fanno in famiglia, lo fanno in piazza, peniamo ad esempio a quello che fanno nella curva nord, le manifestazioni, negli stadi dove va la polizia. Allora tutte queste aggressività bisogna fargliele fare in casa, in famiglia, come ad esempio sbattere la porta. Con questi comportamenti si riconosce il passaggio evolutivo del ragazzo e gli permette di entrare più facilmente in relazione con l’amore condizionato dei loro amici.Il mondo sempre più digitalizzato vede sospendere le emozioni per portarle in una condizione di stand by è possibile? Cosa sta succedendo nell’era della digitalizzazione?Umberto Galimberti: La digitalizzazione porta dei guai non indifferenti, con i telefonini, ad esempio, cosa succede? Succede che si ha l’unica incapacità di reggere la distanza, percui ricevo un messaggio, devo immediatamente rispondere, se non rispondo, vado in angoscia, oppure subentra una sorta di onnipotenza perchè posso controllaare la persona che mi sta a cuore, e sapere che luoghi frequenta, se sono una persona importante parlo ad alta voce cosi mi riconoscono, una sorta di angoscia dell’anonimato, si perde il mondo interiore, perchè il mondo interiore ama il silenzio, invece siamo bombardati dai trilli dei telefonini. Si perde la libertà, perchè quando arriva la telefonta bisogna rispondere, se non si risponde prima o poi dobbiamo giustificarci, quando passiamo al computer è ancora peggio. Dobbiamo ricordarci che l’informatica, non è un mezzo, è un mondo. La differenza tra mezzo e mondo è radicale, vuol dire che abitando l’informatica non sono più nel mondo reale, ma in quello virtuale, con conseguenti fenomeni di derealizzazione, posso vedere Roma, un concerto senza esserci mai andato, così si finisce per simulare di fare cose che non si riusciamo a fare, poi si ha un altro fenomeno la desocializzazione, la distanza sociale non l’ha creata il Virus, ma l’ha creata l’informatica perchè parlare davanti al Computer non è la stessa cosa che vivere di relazioni vere. Altra dipendenza è il CybersessoAnche gli adulti cadono vittima di tutte queste dipendenze?Umberto Galimberti: Certo, è ovvio, ad esempio, posso scatenare tutte le mie fantasie sessuali senza avere un vero compagno, nasce così il cybersesso che significa: io posso fare di tutto virtualmente, ma poi difronte alla propria ragazza o ragazzo ci si ritrova incapaci o insufficenti di vivere la relazione perchè la presenza fisica dell’altro mi impegna mentre lo schermo no. Per non parlare delle chatte, in cui si creano dei profili ideali che non corrispondono alla realtà, e poi quando si entra nel mondo reale e nessuno lo riconosce più, allora la persona si rituffa nel mondo virtuale. Tutto questo genera gravi problemi e patologie serie.Il libro sulle Emozioni nasce per far riflettere sul valore delle emozioni?Umberto Galimberti: certo per far riflettere sul significato delle emozioni e sulla patologizzazione delle emozioni, perchè quando si patologizzano le persone si ammalano.Come si può venire fuori da tutto questo?Umberto Galimberti: Non si può! questo mondo è entrato nella virtualità. Il Governo finanazierà la digitalizzazione di tutto, e quindi, il nostro mondo sarà virtuale.

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