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The resale right between equity and suspicion

Il droit de suite, nato in Francia nel 1920 e di lì trasfuso in altri ordinamenti giuridici (nel nostro Paese, artt. 144 ss. Legge sul diritto d’autore, n. 633 del 1941), fino ad essere contemplato dalla revisione del 1948 della Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche, è stato oggetto di Direttiva comunitaria (2001/84/CE) recepita senza fretta dall’Italia (d. lgs. 13 febbraio 2006, n. 118,, entrato in vigore il 9 aprile 2006).Secondo la legge italiana sul diritto d’autore, come modificata in conformità della direttiva europea, l’artista, o gli eredi fino a settant’anni dalla sua morte, percepiscono un compenso in percentuale -decrescente, per scaglioni, dal 4% allo 0,25 % – sul prezzo (non sulla sola plusvalenza) relativo ad ogni vendita dell’opera successiva alla prima cessione di essa, purché alla transazione commerciale partecipi almeno un operatore professionale (gallerista o casa d’aste che sia).La disciplina prevede ancora che il diritto di seguito non trovi applicazione alle vendite di cui sopra “quando il venditore abbia acquistato l’opera direttamente dall’autore meno di tre anni prima di tali vendite e il prezzo di vendita non sia superiore a 10.000,00 euro. La vendita si presume effettuata oltre i tre anni dall’acquisto salva prova contraria fornita dal venditore.”Per finire, il diritto di seguito non trova applicazione nelle transazioni tra privati.È di tempi recenti la notizia secondo cui pare si sia posto fine alla questione sollevata diversi anni fa, relativa al riconoscimento o meno del diritto di seguito ai professionisti che operano nel mercato primario delle opere d’arte, che riguardano le prime vendite per conto dell’autore.Dall’incontro tra Siae, Angamc (Associazione nazionale gallerie d’arte moderna e contemporanea) e Ministero è nato infatti il Vademecum pubblicato sul sito della Società italiana autori ed editori, con cui sono stati dati i chiarimenti necessari ad evitare storture applicative della normativa.L’istituto poggia sulla impossibilità per le opere delle arti figurative, per tali intendendosi la pittura, la scultura e la fotografia, di essere oggetto di quelle forme tipiche di utilizzazione economica delle opere dell’ingegno quali il diritto di riproduzione ed il diritto di rappresentazione in pubblico, poiché la modalità di fruizione ad esse consona è la contemplazione dell’originale.Il diritto di seguito è teso ad assicurare all’artista visivo e ai suoi eredi la partecipazione ai benefici derivanti dalle sorti di mercato del proprio lavoro, attraverso una royalty su ogni vendita successiva alla prima cessione delle sue opere. Si è da più parti ritenuto che il diritto di seguito sia, almeno sulla carta, il segno di un rinnovato rispetto per la vicenda umana degli artisti e per le loro creazioni, verso il loro pensiero visivo, per lo più inscindibile da quel supporto fisico che chiamiamo “unico esemplare”.Perfino la Corte Costituzionale ha in alcune sentenze evidenziato la rilevanza degli interessi patrimoniali e morali degli autori delle opere dell’ingegno anche quale incoraggiamento alla produzione di altre opere, nell’interesse generale della cultura.La diversa natura delle varie opere dell’ingegno implica inevitabilmente diverse modalità di fruizione e, di conseguenza, diverse dinamiche di guadagno. Infatti, se l’opera letteraria, quella musicale o quella cinematografica ricavano utili anche in proporzione alla capacità di soggetti diversi dall’autore di confezionare il prodotto in un adeguato supporto (libro, cd, videocassetta, ecc.), di promuoverlo e distribuirlo, con la possibilità per l’autore di controllare i profitti derivanti dalle “successive utilizzazioni” e parteciparvi, per l’arte visiva in senso stretto vale la modalità di fruizione (e diffusione) di cui sopra, tale da indurre al concepimento del droit de suite già quasi un secolo addietro. Avvocato dell’arte Giulio VolpeGalleria Cavour 7 / 40124 Bologna (Italy)www.avvocatovolpe.it PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI The droit de suite, born in France in 1920 and then transposed into other legal systems (in our country, art. 144 et seq. Copyright Law, no. 633 of 1941), until it was contemplated by the 1948 revision of the Berne Convention for the protection of literary and artistic works, was the subject of a Community Directive (2001/84/CE) implemented without haste by Italy (legislative decree no. 118 of 13 February 2006, which came into force on 9 April 2006).According to the Italian law on copyright, as amended in accordance with the European directive, the artist, or his heirs up to seventy years after his death, receive a percentage fee – decreasing, by steps, from 4% to 0.25% – on the price (not on the capital gain alone) relating to each sale of the work subsequent to the first transfer of it, provided that at least one professional operator (whether an art dealer or an auction house) takes part in the commercial transaction.The Framework further provides that the resale right does not apply to the above sales “when the seller has acquired the work directly from the author less than three years before such sales and the sale price does not exceed EUR 10,000.00. The sale is presumed to have taken place more than three years after the purchase unless the seller proves otherwise.” Finally, the resale right does not apply to transactions between private individuals.It is recent news that the issue raised several years ago concerning the recognition or otherwise of the resale right for professionals operating in the primary market for works of art, which concern first sales on behalf of the author, seems to have come to an end.A meeting between SIAE, Angamc (National Association of Modern and Contemporary Art Galleries) and the Ministry resulted in the Vademecum published on the website of the Italian Authors’ and Publishers’ Society, which provides the clarifications necessary to avoid application distortions in the legislation.The institution is based on the impossibility for works of the figurative arts, meaning painting, sculpture and photography, to be subject to those typical forms of economic use of intellectual works such as the right of reproduction and the right of public performance, since the mode of enjoyment appropriate to them is the contemplation of the original.The resale right is intended to ensure that the visual artist and his heirs share in the benefits deriving from the market fortunes of his work, through a royalty on

The circulation of Art in the eyes of Law

L’opinione su tutela e mercato di uno degli avvocati italiani più esperti nel settore di circolazione e tutela dell’arte, da oltre vent’anni consulente di antiquari, galleristi, collezionisti e soggetti istituzionali. he opinion on the protection and market of one of italy’s most experienced lawyers in the field of circulation and art protection, for over twenty years consultantantique dealers, gallery owners, collectors and institutional subjects by Giulio Volpe L’Italia siamo noi. E sembra che la Storia italiana, come Goethe e Quatremére de Quincy fra tanti altri avevano declamato, abbia davvero una “prerogativa” invidiabile e riconosciuta dai partners europei e in fondo dal mondo intero: quella di essere un formidabile concentrato di arte e paesaggio.A dispetto di questo, però, si è forse male interpretato dal nostro sistema politico-culturale il ruolo del Paese nella comunità europea e internazionale, tanto sul fronte della tutela e circolazione del patrimonio già esistente, quanto su quello della nuova produzione artistica.Alcuni osservatori del bizzarro e multiforme mondo dell’arte hanno ipotizzato che abbiamo forse perso molto del tempo più recente (diciamo un cinquantennio?) a inseguire modelli sbagliati o derive frammentarie e spaesanti, a scimmiottare un illusorio “asse Londra-New York” o simili, senza accorgerci o dimenticando che la sorgente prima della creatività artistica sta sotto i nostri piedi e nelle nostre mani.Da dove riprendere il sentiero perduto? Forse in un nuovo “Belpaese” dove la burocrazia e i suoi tempi facciano meno paura, dove le leggi non siano punitive o soffocanti, dove non si confondano gli operatori del sistema dell’arte -come ho scritto di recente anche sul Sole 24 Ore- con immaginari pirati o contrabbandieri, partoriti troppe volte da una sbrigativa cultura del sospetto o da ideologie preconcette.Qualche furbo c’è sempre stato e sempre ci sarà, ma fare di tutta l’erba un fascio è fuorviante e pericoloso per la sopravvivenza di una favolosa specie: quella di antiquari e galleristi, linfa vitale del sistema delle arti in Italia.Non si dimentichi mai ciò che il loro mestiere, la loro esperienza, il loro coraggio, la loro capacità di stimolare e incrementare il collezionismo, di favorire o promuovere restauri, hanno dato a questo stesso Paese e alla storia dell’arte mondiale.Non si dimentichi che lì va in scena il teatro dell’attribuzionismo, la ricomposizione di “contesti culturali” (argomento principe nell’avventura della tutela), il confronto vivo e stimolante, anche per le generazioni a venire, tra storici dell’arte e critici d’ogni provenienza.L’emorragia occulta delle opere d’arte prolifera invece proprio dove gli operatori di mercato di navigata esperienza vengano ostacolati o pericolosamente minacciati rispetto alla stessa possibilità di lavorare.Essi favoriscono semmai, giova ripeterlo, la circolazione dell’arte per canali riconosciuti e spesso prestigiosi, alla luce del sole e nel rispetto delle regole, fatta salva una quota di trasgressioni che, come nell’universo mondo ed in qualsiasi mercato, saranno -se del caso e proporzionalmente- sanzionate.Vediamo ora quali siano le regole della tutela.L’origine straordinaria e di rilievo universale di questo complesso di regole, che passano dai provvedimenti preunitari per la tutela sempre ricordati da Andrea Emiliani, da funzionari “tecnici” quali Carlo Fea, Antonio Canova o il Winckelmann, ma già molto tempo prima Raffaello, con la sua mirabile lettera a papa Leone X, nei mesi scorsi in mostra alle Scuderie del Quirinale, è anch’essa eminentemente italiana.Sono regole, quelle degli Stati preunitari, che nell’Italia unita saranno tenute sagacemente in vita, integrate nella legge Rosadi del 1909, passate attraverso la legge Bottai e la Costituzione, poi attraverso le riflessioni evolutive della Commissione Franceschini che ci traghettava dalla concezione estetizzante delle “cose di interesse artistico e storico” fino a quella antropologica dei “beni culturali” negli anni sessanta del ‘900, fino a potere oggi serenamente confrontarsi, e qui viene il punto, con le Convenzioni internazionali e i provvedimenti europei.In Europa, pur riconoscendosi come storicamente esemplare il meritevole modello italiano per la tutela dei beni culturali, si è adottata una strada diversa.Fino a tutto l’Ottocento, l’Italia era stata davvero scandagliata da mercanti d’arte senza molti scrupoli, intere collezioni o loro nuclei significativi venivano esportati più o meno illecitamente e l’organizzazione amministrativa, seppure bellissima sulla carta, era operativamente spesso impotente.Oggi però i tempi sono diversi. Non possiamo mummificarci su posizioni di tutela ad oltranza, quando i presupposti di fatto sono ormai totalmente mutati.I musei sono perfettamente organizzati, con servizi aggiuntivi e “super-direttori” iper connessi con le altre istituzioni culturali e con gli uffici ministeriali, mentre i magazzini debordano di opere, spesso invisibili ai più. La disciplina giuridica del Codice dei beni culturali e del paesaggio contiene istituti volti a consentire allo Stato di sostituirsi all’acquirente privato (prelazione) o di intervenire nel procedimento di uscita dal territorio nazionale (acquisto coattivo all’esportazione), fatta salva la possibilità per l’esportatore di rinuncia all’uscita dell’opera.Ricorrendo a questi strumenti – e senza qui considerare che sul secondo aleggia un dubbio di costituzionalità – quando davvero l’opera in questione si ritenga di interesse irrinunciabile per il patrimonio storico e artistico della nazione e per il “contesto storico culturale” di riferimento, lo Stato può farla propria versandone il prezzo “congruo”.Anche in altri Paesi europei questo si verifica, riservando un termine (di pochi mesi) per reperire i fondi; ma nel resto d’Europa, in linea di massima, se lo Stato non lo compra, il bene deve essere lasciato andare oltre confine.Inoltre, nel resto d’Europa la verifica sulle opere avviene senza troppi indugi, mentre in Italia, Repubblica fondata sulla burocrazia, anche le tazzine da caffè e le cravatte del nonno, o innumerevoli “croste” di scarsissimo valore, dovevano essere (fino a ieri) fisicamente esaminate da apposita Commissione dell’Ufficio Esportazione presso una Soprintendenza, generando inesorabilmente un sovraccarico di lavoro che si traduce in trascuratezza su ciò che davvero meriterebbe la preziosa ed encomiabile (sia chiaro) attenzione dei funzionari delle Belle Arti.Alle Commissioni degli Uffici Esportazione va ad un tempo il nostro plauso, per la sopportazione di un tale spropositato carico di pratiche a fronte di risorse irrisorie per finanze e personale.Per concludere:facciamo sì che la pandemia rechi all’Italia il coraggio di risorgere e di cambiare, rinnegando la burocrazia (e non soltanto in questo settore), sbloccando una riforma della disciplina della circolazione delle opere

Vatican Museum contemporary art Collection. Interview with the manager Micol Forti

La bellezza dell’arte antica e moderna delle opere dei Musei Vaticani, come il Giudizio Universale nella Cappella Sistina,può far dimenticare che in questa meravigliosa sede vi è anche una importante e cospicua collezione di opere d’arte contemporanea, per conoscerne meglio la storia interpelliamo la responsabile della collezione Micol Forti .Carmela Brunetti: Dagli anni ‘ 70 ad oggi la collezione di quante opere vanta?Micol Forti: L’arte e la cultura in generale è un settore gravemente colpito dalla pandemia Covid 19. Grazie ai canali del web, della multimedialità si va avanti perché si crea un ponte con il pubblico. Questi settori vanno conosciuti ed incentivati. Molti non sanno che esiste questa collezione, perché il nostro tempo spesso non viene studiato neanche a scuola, è un periodo complesso e ci si concentra soprattutto sull’opera dei grandi maestri come Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, solo per citarne alcuni. In musei come il Louvre, il British Museum ed il Metropolitan seppur hanno opere contemporanee,il grande pubblico conoscono le loro icone: la Gioconda al Louvre, il Laoconte in Vaticano, il Parthenon al British Museum. Nel 2023 il settore contemporaneo dei Musei Vaticani compie 50 anni di vita, è davvero giovane, mentre il MoMa ha superato il secolo e tutti lo conoscono come il più grande museo di arte contemporanea. Le opere sono 8600 è l’unico settore che si ingrandisce anno dopo anno. Il desiderio di Paolo VI era che questa area del museo doveva essere destinata al contemporaneo per confrontarsi con le diverse epoche e permettere agli artisti di incontrare la spiritualità… PER LEGGERE L’ARTICOLO COMPLETO CLICCA QUI The beauty of the ancient and modern art of the works of the Vatican Museums, such as the Last Judgment in the Sistine Chapel, can make us forget that in this wonderful venue there is also an important and conspicuous collection of contemporary works of art, to better know its history we contact the manager of the Micol Forti collection.Carmela Brunetti: From the 70s to today, how many works does the collection boast?Micol Forti: Art and culture in general is a sector seriously affected by the Covid 19 pandemic. Thanks to the web channels, multimedia is moving forward because a bridge is created with the public. These sectors must be known and encouraged. Many do not know that this collection exists, because our time is often not studied even at school, it is a complex period and we focus above all on the work of great masters such as Leonardo, Raphael, Michelangelo, Caravaggio, just to name a few. In museums such as the Louvre, the British Museum and the Metropolitan, although they have contemporary works, the general public knows their icons: the Gioconda in the Louvre, the Laoconte in the Vatican, the Parthenon in the British Museum. In 2023 the contemporary sector of the Vatican Museums is 50 years old, it is really young, while the MoMa has passed the century and everyone knows it as the largest museum of contemporary art. There are 8600 works, it is the only sector that grows year after year. Paul VI’s desire was that this area of ​​the museum should be destined for the contemporary to confront the different eras and allow artists to encounter spirituality. TO READ THE COMPLETE ARTICLE CLICK HERE

ARTonWorld, new art experience

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