Second Edition of the ArtonWorld Green International Competition

La seconda edizione dell’ArtonWorld Green Competition si pone in prima linea come ponte tra arte, scienza e coscienza collettiva, in un periodo storico segnato da catastrofi climatiche sempre più frequenti e distruttive. Eventi estremi come incendi incontrollati, alluvioni devastanti, siccità e scioglimento accelerato dei ghiacci sono diventati segni evidenti e allarmanti di una crisi climatica globale che richiede un’azione immediata.Il concorso mira a sensibilizzare e a stimolare un cambiamento reale e urgente attraverso il linguaggio universale dell’arte, che ha il potere unico di oltrepassare barriere culturali, linguistiche e sociali per entrare rapidamente nella coscienza collettiva. Gli artisti premiati in questa edizione si sono distinti per la loro capacità di tradurre l’urgenza scientifica di questi temi in messaggi visivi profondi e coinvolgenti. Ashman Joseph, vincitore del primo premio, ha esplorato il tema dell’interdipendenza tra uomo e natura, richiamando i concetti di equilibrio ecologico e biodiversità, essenziali per evitare il collasso degli ecosistemi. La sua opera non è solo una rappresentazione visiva, ma un potente messaggio di allerta e speranza, che invita lo spettatore ad agire.Duncan Young, al secondo posto, ha catturato nelle sue opere il dramma della distruzione ambientale in modo incisivo, evidenziando come la natura stia reagendo ai cambiamenti antropici. La potenza dei suoi lavori riesce a evocare la necessità di azioni mirate per contenere l’innalzamento delle temperature e prevenire danni irreparabili.Il terzo premio è stato conferito a Roberto Pestarino, il cui lavoro riflette una comprensione profonda delle conseguenze della crisi climatica e delle sfide per un futuro sostenibile, evocando la necessità di un cambiamento radicale nei nostri modelli di consumo e produzione.Un riconoscimento speciale è stato assegnato alla giovane Diana Destro per il suo impegno innovativo nel campo della moda sostenibile. Con una forte ispirazione alla natura e un richiamo alla crisi in corso, Destro ha saputo collegare l’arte del design alla scienza ecologica, evidenziando come anche le scelte di stile possano contribuire a un cambiamento positivo.Infine, gli artisti selezionati per la qualità delle loro opere – Anna Maria Giugni, Jules Deitcher, Konrad Hellfeuer e Paolo Cantu Gentili hanno esplorato con linguaggi diversi i temi della fragilità della Terra e della responsabilità collettiva. Attraverso le loro opere, queste voci artistiche emergenti ci ricordano che il tempo per evitare ulteriori cataclismi sta per scadere e che ogni azione conta. ArtonWorld Green è dunque un appello urgente a rispondere alla scienza con l’arte e con l’impegno personale. Solo attraverso una consapevolezza diffusa e azioni concrete potremo sperare di contrastare la crisi ambientale che minaccia il nostro pianeta e la nostra sopravvivenza. CLICCA QUI PER SFOGLIARE IL CATALOGO The second edition of the ArtonWorld Green Competition stands at the forefront as a bridge between art, science, and collective awareness during a historical period marked by increasingly frequent and destructive climate catastrophes. Extreme events such as uncontrolled wildfires, devastating floods, severe droughts, and the accelerated melting of glaciers have become clear and alarming signs of a global climate crisis that demands immediate action. The competition aims to raise awareness and inspire real, urgent change through the universal language of art, which has the unique power to transcend cultural, linguistic, and social barriers, quickly reaching collective consciousness. The artists awarded in this edition have distinguished themselves for their ability to translate the scientific urgency of these themes into profound and engaging visual messages.Ashman Joseph, winner of the first prize, explored the theme of interdependence between humanity and nature, invoking the concepts of ecological balance and biodiversity, essential to prevent the collapse of ecosystems. His work is not only a visual representation but a powerful message of warning and hope, urging viewers to act.Duncan Young, who earned second place, captured the drama of environmental destruction in an incisive way, highlighting how nature is reacting to human-induced changes. The power of his work evokes the need for targeted actions to contain rising temperatures and prevent irreversible damage.The third prize was awarded to Roberto Pestarino, whose work reflects a deep understanding of the consequences of the climate crisis and the challenges for a sustainable future, evoking the necessity of a radical shift in our consumption and production patterns.A special award was given to the young Diana Destro for her innovative commitment in the field of sustainable fashion. Drawing significant inspiration from nature and reflecting on the ongoing crisis, Destro managed to link the art of design to ecological science, highlighting how even style choices can contribute to positive change.Finally, the artists selected for the quality of their works – Anna Maria Giugni, Jules Deitcher, Konrad Hellfeuer, and Paolo Cantu Gentili– explored themes of the Earth’s fragility and collective responsibility in diverse languages. Through their works, these emerging artistic voices remind us that the time to prevent further cataclysms is running out and that every action counts. ArtonWorld Green is, therefore, an urgent call to respond to science with art and personal commitment. Only through widespread awareness and concrete actions can we hope to counter the environmental crisis that threatens our planet and our survival. CLICK HERE TO BROWSE THE CATALOG

Intervista con Alberto Dambruoso. Le sfide e le situazioni complesse legate all’organizzazione di una grande mostra

L’organizzazione di una mostra di grande rilevanza, come quella sul Futurismo alla Galleria Nazionale di Roma, presenta spesso molteplici sfide. Ci può parlare delle difficoltà principali che si incontrano nella realizzazione di un progetto di questa portata? Le difficoltà principali nell’affrontare una mostra di questa portata sono quelle legate ai prestiti delle opere. E’ chiaro che avere o non avere in mostra le opere considerate fondamentali per la comprensione di un movimento artistico come in questo caso il Futurismo fa una grande differenza. Altre difficoltà sono quelle di riuscire a realizzare una mostra di livello rientrando nel budget di spesa stanziato dal Ministero. In una situazione come quella recente, in cui si è parlato di possibili interferenze politiche nelle scelte curatoriali, come può un curatore mantenere l’integrità e l’autonomia artistica del progetto? Nel mio caso non c’è stata alcuna interferenza da parte del Ministero della Cultura fino al 17 maggio 2024 quando mi hanno dato il benservito senza alcuna spiegazione. Avevo scritto il progetto scientifico, scelto le opere che andavano in mostra, contattato molti collezionisti e fatto i nomi di molti storici dell’arte per invitarli a partecipare alla mostra e ripeto almeno per il primo anno di lavoro (da gennaio 2023 a maggio 2024) non ho avuto nessun tipo di interferenza. Pertanto questa domanda dovreste rivolgerla a Gabriele Simongini, oggi curatore unico della mostra in programma il prossimo 2 dicembre. Alcuni professionisti hanno raccontato di pressioni esterne o di situazioni delicate che hanno influito sulla loro posizione all’interno del progetto. Qual è la sua opinione su queste dinamiche e come influenzano il lavoro curatoriale? A mio avviso una mostra d’arte dovrebbe essere curata solo da storici dell’arte competenti in materia (in questo caso sul Futurismo) senza che vi siano intromissioni di galleristi privati o di politici che intendono indirizzare la mostra verso i propri interessi personali o di partito. L’arte per definizione è pubblica, di tutti. Non è privata e non è né di destra né di sinistra. Lei ha una lunga esperienza nella gestione di collaborazioni con musei e gallerie. Come si riesce a mantenere una coesione di squadra, nonostante le difficoltà come quelle che ha riscontrato Lei da curatore coinvolto inquanto si e’ visto da un momento all’altro non essere più il co curatore con Gabriele Simongini e quindi ad aver perso tutto il lavoro fatto fino al momento in cui si e’ visto escludere . La coesione di squadra è tuttora in corso con gli altri componenti del fantomatico comitato scientifico che sono stati estromessi dalla mostra come me. A suo avviso, quali sono gli aspetti essenziali che il Ministero della Cultura e le istituzioni coinvolte dovrebbero migliorare per garantire il successo di esposizioni di grande rilevanza, come la mostra sul Futurismo di grande valore artistico? Certamente non incorrere nell’infinita serie di errori che hanno commesso nella gestione di questa mostra. In realtà basta poco: lasciar lavorare i professionisti una volta che sono stati scelti, senza ripensarci quando si è arrivati a 3/4 del percorso. Queste domande aiutano a far emergere le difficoltà e i retroscena legati a progetti artistici di alto profilo e le complessità che i curatori possono incontrare. Interview with Alberto Dambruoso. The challenges and complex situations related to the organization of a large exhibition Organizing a major exhibition, such as the one on Futurism at the Galleria Nazionale in Rome, often presents multiple challenges. Can you tell us about the main difficulties encountered in realizing a project of this magnitude? The main difficulties in tackling an exhibition of this magnitude are those related to the loans of the works. It is clear that having or not having on display the works considered fundamental for the understanding of an artistic movement such as Futurism in this case makes a big difference. Other difficulties are those of managing to organize a high-level exhibition within the budget allocated by the Ministry. In a situation like the recent one, in which there was talk of possible political interference in curatorial choices, how can a curator maintain the integrity and artistic autonomy of the project? In my case there was no interference from the Ministry of Culture until May 17, 2024 when they gave me the sack without any explanation. I had written the scientific project, chosen the works that were to be exhibited, contacted many collectors and named many art historians to invite them to participate in the exhibition and I repeat at least for the first year of work (from January 2023 to May 2024) I had no kind of interference. Therefore, you should ask this question to Gabriele Simongini, now the sole curator of the exhibition scheduled for December 2nd. Some professionals have spoken of external pressures or delicate situations that have influenced their position within the project. What is your opinion on these dynamics and how do they influence the curatorial work? In my opinion, an art exhibition should be curated only by art historians who are competent in the subject (in this case on Futurism) without any interference from private gallery owners or politicians who intend to direct the exhibition towards their own personal or party interests. Art by definition is public, for everyone. It is not private and it is neither right nor left. You have a long experience in managing collaborations with museums and galleries. How do you manage to maintain team cohesion, despite the difficulties like those you encountered as a curator involved when you suddenly found yourself no longer the co-curator with Gabriele Simongini and therefore having lost all the work done up until the moment you were excluded. Team cohesion is still ongoing with the other members of the phantom scientific committee who were excluded from the exhibition like me. In your opinion, what are the essential aspects that the Ministry of Culture and the institutions involved should improve to ensure the success of highly relevant exhibitions, such as the exhibition on Futurism of great artistic value? Certainly not to incur the infinite series of errors they

Paolo Crepet: Inno alla Libertà e alla riscoperta delle passioni con ‘Mordere il cielo

Intervista a cura di Carmelita Brunetti ArtonWorld ha l’onore di ospitare il grande Paolo Crepet, il famoso psichiatra, sociologo e saggista che ci illuminerà con la sua saggezza e le sue riflessioni sulla vita, l’amore e la società. Ma non perdiamo tempo e diamo subito il benvenuto al nostro ospite speciale! Paolo Crepet: grazie per l’invito. Carmelita Brunetti: Benvenuto caro Paolo Crepet! Entriamo subito nel vivo della nostra conversazione. Tu hai scritto tantissimi libri che toccano il cuore di tante persone. Cosa ti ispira a scrivere? Paolo Crepet: La mia principale fonte di ispirazione è la vita stessa. Osservare le persone, ascoltare le loro storie, comprendere le loro emozioni e le loro sfide mi dà il materiale per riflettere e poi scrivere. Credo che la letteratura e la psichiatria abbiano il compito di aiutare le persone a capirsi meglio e a vivere con più consapevolezza. Carmelita Brunetti: Che meraviglia! È proprio vero, ogni tua parola è terapeutica, infondo la scrittura è una forma d’arte bellissima che aiuta a comprendere gli stati d’animo dell’essere umano. Parlando di sfide, viviamo in un’epoca piena di cambiamenti e incertezze. Quali pensi siano le sfide principali che la nostra società deve affrontare oggi? A noi genitori manca il coraggio per aiutare i figli nelle scelte di vita? Paolo Crepet: Sicuramente manca il coraggio e non solo una delle sfide principali è sicuramente quella della solitudine. Viviamo in un mondo iperconnesso, ma paradossalmente molte persone si sentono più sole che mai. È importante ricostruire il senso di comunità, di appartenenza e di relazione autentica. Un’altra grande sfida è quella della salute mentale, specialmente tra i giovani, che spesso si trovano a dover affrontare pressioni e aspettative molto elevate. I genitori anch se sbagliano non devono sentirsi in colpa, bisogna lasciare liberi i giovani di fare le proprie scelte. Se a scuola non prendono voti alti non è necessario arrabbiarsi con il docente ma cercare di capire come mai il ragazzo non studia è più importante di un voto basso. Carmelita Brunetti: Parli con una profondità che tocca il cuore. E a proposito di giovani, quali consigli daresti ai genitori di oggi, genitori spesso adolescenti, per crescere figli felici e sicuri di sé? Paolo Crepet: Il primo consiglio che darei è quello di ascoltare i propri figli. Spesso siamo così presi dalle nostre vite frenetiche che dimentichiamo l’importanza dell’ascolto. Bisogna essere presenti, non solo fisicamente ma anche emotivamente. Inoltre, è fondamentale educare al rispetto, alla gentilezza e alla resilienza, valori che aiutano i giovani a diventare adulti equilibrati e felici. Carmelita Brunetti: Siamo qui per approfondire l’ultimo capolavoro di Paolo Crepet, “Mordere il cielo”. Un titolo evocativo che già ci fa sognare, vero? Ma scopriamo insieme di cosa parla questo libro e cosa lo rende così speciale. Carmelita Brunetti: Paolo, raccontaci un po’ di “Mordere il cielo”. Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro? Come nasce il titolo? Paolo Crepet: “Mordere il cielo” nasce dal desiderio di esplorare il tema della libertà, sia personale che collettiva. È un libro che vuole incoraggiare le persone a rompere le catene delle convenzioni sociali e delle paure che spesso ci impediscono di vivere pienamente. Ho voluto scrivere un inno alla vita, all’energia vitale che ci spinge a superare i nostri limiti e a cercare sempre nuovi orizzonti. Carmelita Brunetti: Solo il titolo è già una poesia, si sentono vibrare le emozioni. Ma cosa possiamo aspettarci dalle pagine di questo libro? Ci sono storie particolari o personaggi che ti hanno ispirato? Leggendo i capitoli del libro si riconosce l’Io narrante e spesso ci mette di fronte a riflessioni importanti come ad esempio riconoscere la DIGNITA’, EMOZIONE, LIBERTA’. Come possiamo insegnare il valore della Dignità ai giovani? Paolo Crepet: Nel libro ho voluto raccontare storie di persone che hanno avuto il coraggio di cambiare, di mettersi in gioco. Sono storie vere, di uomini e donne che, in modi diversi, hanno scelto di mordere il cielo, di non accontentarsi di una vita incolore. C’è la storia di chi ha lasciato tutto per seguire una passione, di chi ha combattuto contro le proprie paure e ha trovato la forza di rinascere. Ogni storia è un esempio di come sia possibile reinventarsi e trovare la propria strada. Riguardo la dignità non c’è un insegnamento per far capire cos’è la dignità ma c’è l’esempio che puo venire da un insegnante di Sport, da un amico, da un insieme di persone che ti fanno capire il valore della dignità. Carmelita Brunetti: Ma parlando di libertà, come possiamo noi, nel nostro quotidiano, imparare a “mordere il cielo”? Come riconosciamo le emozioni e come facciamo a farle capire ai giovani sin dall’infanzia? Le emozioni da sempre sono state raccotate da filosofi antichi come Paltone sino ai giorni nostri, ma cose si fa a far liberare il “pensiero libero” nei ragazzi? Paolo Crepet: Il primo passo è quello di ascoltare se stessi, di capire cosa desideriamo veramente al di là delle aspettative degli altri. Bisogna avere il coraggio di fare delle scelte, anche se possono sembrare difficili o controcorrente. È fondamentale anche circondarsi di persone che ci sostengono e ci incoraggiano. E infine, non avere paura di fallire. Ogni errore è un’opportunità per crescere e imparare qualcosa di nuovo. Per riconoscere le emozioni non esiste un decalogo, anche se molti cercano le regoline d’oro, una sorta di manuale, no le emozioni sono le emozioni, devono essere gestite senza il controllo degli adulti se parliamo di giovani. Inoltre lasciamo che i giovani sbaglino e che prendano anche dei votacci, i genitori non devono essere cosi aggressivi contro i docenti. Carmelita Brunetti: Il mondo tecnologico, la IA, la realtà aumentata, i social network sembrano spaventare e creare stati ansiosi Carmelita Brunetti: Sagge parole. “Mordere il cielo” sembra davvero un libro che tutti dovrebbero leggere per ritrovare se stessi e il coraggio di vivere appieno. Qual è il messaggio principale che vuoi lasciare ai tuoi lettori con questo libro? Paolo Crepet: Il messaggio principale è quello di non accontentarsi, di non

Alberto Giacometti – What Meets the Eye. Interview to the Chief curator Thomas Lederballe

Una mostra fra le più belle ed importanti questa allestita nella Galleria Nazionale a Copenaghen aperta fino al 27 maggio 2024.Per approfondire gli aspetti più rilevanti della rassegna e soprattutto capire il linguaggio fenomenologico dell’artista intervistiamo il curatore Thomas Lederballe.Un artista straordinario è Alberto Giacometti conosciuto in tutto il mondo per la sua numerosa produzione di sculture dalle forme allungate, può spiegare ai nostri lettori di Artonworld le particolari caratteristiche estetiche che hanno reso celebre l’artista svizzero.Il tipo di figure umane che la maggior parte delle persone qui in Danimarca tende ad associare a Giacometti sono quelle a cui ti riferisci qui, ma era un artista piuttosto versatile, producendo opere che comprendono caratteristiche caratteristiche dei movimenti d’avanguardia prebellici come come il surrealismo e il cubismo. Tuttavia esiste un interesse generale per l’esatta manifestazione della forma umana. A causa della struttura delle sculture, le figure sembrano avere una presenza “nervosa” che fa sembrare la figura oscillare tra l’apparire e lo scomparire allo stesso tempo. Le figure sono sottili (snelle) e in un certo senso appena visibili. Spesso sono anche piccole e poco appariscenti (in termini di dimensioni).Quante opere sono esposte? Ci sono lavori inediti?48 sculture, 4 dipinti e 37 disegni. Tutte le opere sono ben note.È stato difficile organizzare una mostra così articolata tra sculture, disegni e opere grafiche?La mostra è stata organizzata in collaborazione con la Fondation Giacometti, e Émilie Bouvard della Fondation è stata la mia co-curatrice. La maggior parte delle opere in mostra provengono dalla Fondazione, ma ho potuto ottenere anche altri prestiti cruciali, sempre per gentile concessione della Giacometti-Stiftung di Zurigo. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI One of the most beautiful and important exhibitions, this one set up in the National Gallery in Copenhagen, open until 27 May 2024.To delve deeper into the most relevant aspects of the exhibition and above all to understand the artist’s phenomenological language, we interview the curator Thomas Lederballe.An extraordinary artist is Alberto Giacometti known worldwide for his numerous production of sculptures with elongated forms, can he explain to our Artonworld readers the particular aesthetic characteristics that made the Swiss artist famous.The type of human figures that most people here in Denmark would tend to associate with Giacometti are the ones you refer to here, but he was quite a versatile artist, producing works which comprise features that are characteristic of pre-war avant-garde movements such as surrealism and cubism. Nevertheless there is a general interest in the exact manifestation of the human form. Due to the facture of the sculptures, the figures seem to have a “nervous” presence that makes the figure seem to oscillate between appearing and disappearing at the same time. The figures are thin (slender) and in a sense barely visible. Often, they are also small and insconspicuous (in terms of size).How many works are on display? Are there some unpublished works ?48 sculptures, 4 paintings, and 37 drawings. All the works are well known in advance.Was it difficult to organize such a multifaceted exhibition featuring sculptures, drawings and graphic works?The exhibition was organized in collaboration with the Fondation Giacometti, and Émilie Bouvard from the Fondation was my co-curator. Most of the works in the show come from the Fondation, but I was also able to secure other crucial loan, also at the courtesy of the Giacometti-Stiftung In Zurich. TO READ THE COMPLETE ARTICLE CLICK HERE

Giancarlo Cerri

by Giovanna Laura Adreani “L’artista Giancarlo Cerri interpreta con rigore e sensibilità un linguaggio autonomo e riconoscibile, capace di coniugare le raffinatezze quasi astratte del colore in una trascrizione lirica. Nelle sue opere le tracce del reale si perdono nel surreale per finire nell’onirico e nel recupero di simboli che interpretano la natura e l’uomo. Spirali di vita, alcune volte racchiuse, si avvolgono in una continuità di colore e di armonia donando significato ai sogni. Il mistero si ravvisa in lontane ombre di paesaggi pensati o nell’immobilità di forme che si allontanano dal conosciuto. Nelle sue opere, come per incanto, l’ariosità dello svolazzo di un nastro si compenetra nell’equilibrio malinconico di una danza romantica foriera di germinazione di vita. Le figure contornate, quasi in una gabbia dei pensieri, diventano una musica crepuscolare che ci racconta d’intimità diventando segreti di armonie di vita che si scuriscono nel racconto del tempo. I toni veloci danno senso e anima alla bellezza che nella forza del gesto conduce alla lirica delle sue poetiche campiture. Le vibrazioni delle sfumature corrono imprigionando tracce di verdi, di rosa e di blu sino a luminescenze che irradiano l’intera scena facendo diventare la pittura di Giancarlo Cerri una passeggiata nel suo inconscio e in quello collettivo.” PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI Giancarlo Cerri in studio – gennaio 2024 “The artist Giancarlo Cerri interprets with rigor and sensitivity an autonomous and recognizable language, capable of combining the almost abstract refinements of color in a lyrical transcription. In his works the traces of the real are lost in the surreal to end up in the dreamlike and in the recovery of symbols that interpret nature and man. Spirals of life, sometimes enclosed, are wrapped in a continuity of color and harmony, giving meaning to dreams. The mystery is recognized in the distant shadows of imagined landscapes or in the immobility of forms that distance themselves from the known. In his works, as if by magic, the airiness of the fluttering of a ribbon penetrates the melancholic balance of a romantic dance heralding the germination of life. The surrounded figures, almost in a cage of thoughts, become a twilight music that tells us of intimacy, becoming secrets of life harmonies that darken with the story of time. The fast tones give meaning and soul to the beauty which in the strength of the gesture leads to the lyricism of his poetic backgrounds. The vibrations of the shades run, imprisoning traces of green, pink and blue until luminescence that irradiates the entire scene, making Giancarlo Cerri’s painting a walk in his and the collective unconscious.” TO READ THE COMPLETE ARTICLE CLICK HERE

Shadows and glimmers of lightin the cultural heritage system in Italy,in relation to the market and Europe

by Giulio Volpe, Avvocato dell’arte, con studio in Bologna, fornisce consulenza e assistenza legale agli operatori del mercato dell’arte, a collezionisti privati e società. È passato un anno da quando, incaricato dalla Federazione Italiana Mercanti d’Arte (Presidente Fabrizio Pedrazzini) per il IV Convegno FIMA (a cura di Carlo Teardo), nel contesto piacevole e congeniale di Modenantiquaria (coordinata dall’ottimo Pietro Cantore) tenevo una relazione sulla disciplina italiana in materia di circolazione dei beni culturali, anche nel raffronto con altri ordinamenti europei.Il giorno successivo procedevo alla presentazione delle proposte scaturite da alcuni tavoli tematici composti dagli stessi antiquari, alla presenza del Sottosegretario di Stato Vittorio Sgarbi e di alcuni parlamentari che di lì a poco le avrebbero commentate, nonché di Umberto Allemandi in qualità di straordinario moderatore.Il documento conclusivo, teso all’armonizzazione della disciplina italiana con le principali normative europee, conteneva tra altre le richieste che seguono: il rispetto di tempi certi nei procedimenti amministrativi concernenti circolazione in entrata e uscita di cose di interesse artistico e storico; la redazione di un database o archivio unico delle opere “vincolate”; la previsione di una decisione espressa obbligatoria a fronte di ricorsi gerarchici amministrativi entro i 90 giorni previsti; un adeguamento della disciplina interna in materia di circolazione delle cose di interesse artistico e storico alle soglie di valore di cui al Regolamento CE 116/2009, mettendo in evidenza che queste sono state perfino elevate o raddoppiate in altri Paesi membri.Se infatti da un lato dobbiamo guardare con profondo rispetto alla tradizione italiana di tutela del patrimonio storico artistico, che rimanda a quella rarissima congiunzione astrale che avvinse intorno a Pio VII Chiaramonti figure di altissimo profilo, quali furono il giurista erudito Carlo Fea o l’Ispettore delle Belle Arti Antonio Canova (in veste di amministratore tecnico, come lo era stato Raffaello tre secoli prima), dobbiamo considerare che il nostro territorio in epoca preunitaria era afflitto da un’incessante emorragia di opere d’arte e come il sistema giuridico amministrativo di controllo e di sanzione, ancora in fase embrionale, rimanesse spesso sulla carta.È a tutta evidenza assurdo, per fare un esempio limitato ai dipinti, che oggi in Francia come in Germania la soglia di valore rilevante ai fini della tutela in sede di esportazione sia di 300.000 euro, nel Regno Unito di 180.000, mentre in Italia quasi sarcasticamente tale soglia, raggiunta a fatica e da buoni ultimi, si attesta sui 13.500 euro.È altrettanto disarmante pensare che se in Francia l’Amministrazione può fermare l’esportazione di un bene, lo possa fare per un massimo di trenta mesi, entro i quali dovrà raccogliere i fondi utili ad acquistarlo.Di più, alcuni Paesi membri (ancora la Francia su tutti) stabiliscono con chiarezza che entro un dato termine, in mancanza di acquisto (a prezzo di mercato), il certificato di esportazione non potrà essere negato. Rassicurante, ancora una volta in Francia, la presenza di esponenti della giurisdizione amministrativa (la presenza di un Consigliere di Stato) nelle Commissioni incaricate di decidere sulle richieste di esportazione e sul riconoscimento dei tesori nazionali, a garantirne la terzietà e a scongiurare l’appiattimento su posizioni preconcette. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI FIMA conference in Modenantiquaria 2023, the lawyer Giulio Volpe is third from the left. Thefirst from the right is the former ex Undersecretary of the Ministry of Culture Vittorio Sgarbi A year has passed since, commissioned by the Italian Federation of Art Dealers (President Fabrizio Pedrazzini) for the IV FIMA Conference (curated by Carlo Teardo), in the pleasant and congenial context of Modenantiquaria (coordinated by the excellent Pietro Cantore) I held a report on Italian regulations regarding the circulation of cultural goods, also in comparison with other European systems.The following day I proceeded to present the proposals resulting from some thematic tables made up of the same antique dealers, in the presence of the Undersecretary of State Vittorio Sgarbi and some parliamentarians who would shortly comment on them, as well as Umberto Allemandi as extraordinary moderator.The final document, aimed at harmonizing Italian regulations with the main European regulations, contained among others the following requests: respect for certain times in administrative procedures concerning the movement in and out of things of artistic and historical interest; the preparation of a single database or archive of “restricted” works; the provision of a mandatory express decision in response to administrative hierarchical appeals within the foreseen 90 days; an adaptation of the internal regulations regarding the circulation of things of artistic and historical interest to the value thresholds referred to in EC Regulation 116/2009, highlighting that these have even been increased or doubled in other member countries.In fact, if on the one hand we must look with profound respect at the Italian tradition of protection of the historical and artistic heritage, which refers to that very rare astral conjunction which brought together figures of the highest profile around Pius VII Chiaramonti, such as the erudite jurist Carlo Fea or the Inspector of the Fine Arts Antonio Canova (in the capacity of technical administrator, as Raphael had been three centuries earlier), we must consider that our territory in the pre-unification era was afflicted by an incessant hemorrhage of works of art and how the administrative legal system of control and sanctions, still in the embryonic phase, often remained on paper.It is clearly absurd, to give an example limited to paintings, that today in France as in Germany the relevant value threshold for the purposes of export protection is 300,000 euros, in the United Kingdom it is 180,000, while in Italy almost sarcastically this threshold, reached with difficulty and with good results, stands at 13,500 euros.It is equally disarming to think that if in France the Administration can stop the export of a good, it can do so for a maximum of thirty months, within which it will have to raise the funds needed to purchase it.Furthermore, some member countries (France above all) clearly establish that within a given deadline, in the absence of purchase (at market price), the export certificate cannot be denied.Reassuring, once again in France, is the presence of representatives of the

Intervista a Annabelle Ténéze direttrice del Louvre-Lens

Al Museo del Louvre per l’edizione 2023, hanno invitato nuovamente Annabelle Ténèze a presentare un’esposizione di opere contemporanee progettate da ventisei artisti, la Cinquième Saison sede espositiva nel Jardin des Tuilleries Come è nato questo progetto espositivo per Art Basel? Grazie alla collaborazione tra il Musée du Louvre e Paris+ attraverso Art Basel, offriamo una mostra d’arte contemporanea di grande formato, completamente gratuita, nel cuore di uno degli spazi più frequentati e maestosi di Parigi. La mostra sarà visitata sia da appassionati d’arte desiderosi di scoprire nuovi artisti o nuove opere di artisti affermati, sia da persone non abituate all’arte contemporanea, e per alcuni sarà il primo incontro con l’arte contemporanea. La mostra riunisce le opere di 26 artisti di diverse nazionalità e continenti, ognuno dei quali propone un dialogo originale con i Jardin des Tuileries. Intitolata “La quinta stagione”, le opere degli artisti propongono una rivisitazione contemporanea del genere del paesaggio all’interno del paesaggio stesso dei Jardin des Tuileries.Il tema delle Quattro Stagioni è un genere importante nella creazione artistica. I capolavori di Archimboldo e Nicolas Pousssin su questo tema, conservati al Louvre e proseguiti alle Tuileries, testimoniano che gli artisti si sono continuamente interrogati sul rapporto dell’uomo con la natura, sulle tracce che l’uomo lascia su di essa, ma anche su quelle che essa lascia su di noi. Dopo il mio primo progetto dello scorso anno, “La Suite de l’histoire”, sui monumenti alternativi, la presenza e l’assenza nello spazio pubblico, il mio secondo progetto per i Jardin des Tuileries si concentra sulla vita in questo spazio naturale nel cuore della città. Come gli artisti di oggi stiano dando forma a questa “quinta stagione”, a noi ancora sconosciuta. Tra le opere proposte nella call for projects mondiale lanciata qualche mese fa, aperta a tutte le gallerie e a tutti gli artisti al di là di quelli presenti solo in fiera, molti artisti hanno proposto opere come “oggetti viventi”, opere dotate di vita propria, da cui l’idea di una mostra che esplora i Giardini delle Tuileries come luogo in cui convivono acqua, piante, minerali, animali e uomini, insomma tutte le forme di vita che lo abitano. La sede è molto bella, ci parli dell’allestimento e del successo delle opere di questa mostra. Il Jardin des Tuileries è un luogo dalle molteplici sfaccettature. Situato tra Place de la Concorde e il Louvre, è innanzitutto un luogo di storia, anche politica.È anche un luogo d’arte: un luogo di storia dell’arte del paesaggio e dei giardini da diversi secoli a oggi, un museo d’arte all’aperto con sculture risalenti a diversi secoli fa e sculture del XX secolo (Jean Dubuffet, Germaine Richier, Giuseppe Pennone).Una delle poche isole di verde nell’ambiente urbano di una capitale, questa è una delle zone di passeggio più frequentate di Parigi, che attira sia i frequentatori abituali che i turisti. È la combinazione di tutte queste caratteristiche che mi interessa. Esporre in un sito storico e in un luogo pubblico conferisce necessariamente una dimensione diversa a un’opera d’arte contemporanea, e una creazione contemporanea rivela necessariamente una sfaccettatura diversa del sito. Alcune opere sono già esistenti, altre sono state adattate e altre ancora sono state create per il sito. Ritengo che sia importante per un progetto come questo poter presentare diverse generazioni di artisti, personalità provenienti da vari continenti e una varietà di mezzi e forme di lavoro. L’obiettivo è dare coerenza all’insieme, ma anche fare in modo che ogni opera esista individualmente. In un luogo come questo, la scelta dei luoghi è essenziale per creare un forte dialogo con i vari spazi del giardino. Così le opere di quattro artisti – Joel Andrianomearisoa, Julien Berthier, Claudia Comte e Jacqueline de Jong – sono state collocate in modo spettacolare nelle fontane delle Tuileries. Foglie e patate di marmo sembrano scaturire dalle fontane, mentre il vetro brilla e racconta una nuova storia. Alcune opere sono anche in dialogo più preciso con il paesaggio, prendendo posto su letti d’erba, come l’opera di Henrique Oliveira, che sembra emergere dall’erba ed essere un’estensione del terreno. Le figure di Zanele Muholi e Vojtech Kovarik diventano abitanti sorprendenti e fantastici di questo giardino. I cervi e le tartarughe di Gloria Friedmann o la farfalla di Nicène Kossentini evidenziano anche la vita animale del Giardino.Si può anche visitare l’interno della casa sperimentale di Jean Prouvé e Pierre Jeanneret, o sedersi sulla colorata panchina-casa di Claudia Wieser.I temi che emergono lungo il percorso conferiscono alla mostra un senso di coerenza: un gruppo di opere, ad esempio, è dedicato al potere delle pietre e delle forme minerali, un altro all’habitat, un terzo agli animali, un quarto all’energia del suolo, un quinto alle piante e un ultimo alle risorse idriche. La mostra è stata concepita come un percorso autoguidato: ha senso se si inizia la visita dall’arco di trionfo del Caroussel du Louvre o dalla Concorde. È una sfida trasformare una passeggiata in una mostra, e una mostra in una passeggiata attraverso un mondo che è allo stesso tempo familiare e nuovo!Spero che tutti possano viverla in prima persona. Grazie Carmela Brunetti Director & CEO ArtonWorld.com Interview avec Annabelle Ténèze directrice du Louvre-Lens Au Musée du Louvre, pour l’édition 2023, ils ont de nouveau invité Annabelle Ténèze à présenter une exposition d’œuvres contemporaines conçues par vingt-six artistes, la Cinquième Saison lieu d’exposition au Jardin des Tuilleries Comment est né ce projet d’exposition pour Art Basel ? Grâce à la collaboration entre le Musée du Louvre et de Paris+ par Art Basel, nous proposons une exposition d’art contemporain de grand format, complètement gratuite, au coeur d’un espace majestueux parmi les plus fréquentés de Paris. L’exposition sera vue aussi bien par des amateurs d’art ayant à coeur de découvrir de nouveaux artistes ou des creations inédites d’artistes aguerris, que par des personnes qui n’ont pas l’habitude de l’art contemporain, voire pour certain une toute première rencontre avec l’art contemporain. L’exposition rassemble les oeuvres de 26 artistes de différentes nationalités et continents, à parité, qui chacune offre un dialogue originale avec le Jardin

Yayoi Kusama: Infinite Love at the San Fransisco Museum of Modern Art SFMOMA

by Carmelita Brunetti Clamoroso arrivo della prima mostra personale dell’artista giapponese Yayoi Kusama: Infinite Love nelle grandi sale del SFMOMA nel nord della Califormia. Yayoi Kusama è una delle figure artistiche più famose al mondo. La ricerca artistica dell’artista giapponese Yayoi Kusama nata nel 1929 a Matsumoto, in Giappone, ha raggiunto il successo in Patria e negli ’60 a New York dove si è affermata come artista pionieristica d’avanguardia mettendo in scena performance, eventi e mostre rivoluzionarie. Dal 1973 è tornata in Giappone a Tokyo dove vive e lavora. Il suo lavoro ha ottenuto un rinnovato riconoscimento diffuso alla fine degli anni ’80 a seguito di numerose importanti mostre personali internazionali. Ha creato il suo primo ambiente specchiato nel 1965, la sua prima Infinity Mirror Room oscurata nel 2000, e da allora ha costruito oltre 20 di queste installazioni che sono diventate le preferite dal pubblico di tutto il mondo. Nel 1993, Kusama ha rappresentato il Giappone al 45° Biennale di Venezia, riscuotendo grandi consensi dalla critica, e nel 1994 inizia a realizzare sculture all’aperto. L’artista ha sempre puntato a valorizzare la vita grazie alla scelta di una simbologia di forme geomentriche soft, morbide come i pois.L’evento aperto al pubblico dal 14 ottobre 2023 al 07 settembre 2024 è una grande occasione per conoscere l’ultimo lavoro di Kusama intitolato Dreaming of Earth’s Sphericity, I Would Offer My Love (2023), presentato per la prima volta a New York presso la prestigiosa galleria Zwimer. Gli spazi nelle sale diventano un’esplosione di colore con le installazioni psichedeliche intitolate Infinity Mirror Rooms riguardo questa serie di lavori lei dichiara “ …Entra nel luogo dei coloriI pois lasciano entrare la luce del sole della terra. Il cuore è pieno della luce splendente del soleTutte le persone che entrano cercando la gioia di essere vivi. Lascia che ci sia eterna armonia tra tutti nei circoli e nei cicli della vita. Pace e amore infinito per tutti.” . Questa mostra è una importante occasione per far vivere agli amanti dell’arte contemporanea, la ricerca estetica dell’artista giapponese con i suoi Pois, cerchi tutti colorati e armoniosi pronti a coinvolgere un pubblico sempre più intrigato, quasi ipnotizzato dall’energia che i cerchi liberano nell’atmosfera. Yayoi Kusama con Infinite Love presenta l’ultima suggestiva installazione performativa Infinity Mirror Room, un’opera d’arte che coinvolge il pubblico regalando la magia del surreale e della sensazione di sogno, si mescolano gli stili e le tendenze artistiche dall’arte Pop sino ad arrivare all’arte psichedelica o cinetica. Le pareti delle stanze sono ricoperte da specchi per ottenere gli effetti di luoghi infiniti e anche stranianti. Queste opere racchiudono l’esperienza artistica dell’artista. Dreaming of Earth’s Sphericity, I Would Offer My Love del 2023, accoglie lo spettatore in un universo di luci multicolori, uno spazio immenso fra i grandi punti acrilici colorati che si alternano in un gioco di luce e riflessi sulle superfici specchianti.Con la realizzazione di questa grande mostra personale di Yayoi Kusama: Infinite Love si vuole dimostrare l’impegno di SFMOMA di presentare il lavoro di artisti asiatici e AAPI, inclusa la prima retrospettiva di Pacita Abad in questo autunno, una galleria di dipinti e disegni di Hung Liu e mostre collettive attuali e future con opere chiave della collezione del museo degli artisti giapponesi Yoko Ono, Tatsuo Miyajima, Rakuko Naito, Tadaaki Kuwayama e Takashi Arai, tra gli altri. SFMOMA è anche riconosciuto per la sua significativa collezione di fotografie giapponesi. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI Clamorous arrival of Japanese artist Yayoi Kusama’s first solo exhibition Yayoi Kusama: Infinite Love in the grand halls of SFMOMA in Northern California. Yayoi Kusama is one of the most famous artistic figures in the world. The artistic pursuit of Japanese artist Yayoi Kusama, born in 1929 in Matsumoto, Japan, achieved success in her homeland and in the 1960s in New York, where she established herself as a pioneering avant-garde artist creating groundbreaking performances, events and exhibitions. Since 1973 she has returned to Japan, to Tokyo, where she lives and works. Her work gained new recognition in the late 1980s following several major international solo exhibitions. She created her first mirrored environment in 1965, her first darkened Infinity Mirror Room in 2000, and has since built more than 20 such installations that have become favorites with audiences around the world. In 1993, Kusama represented Japan at the 45th Venice Biennale, receiving great critical acclaim, and in 1994 she began making outdoor sculptures. The artist has always focused on enhancing life through her choice of a symbology of soft, geomentric forms, as fluffy as polka dots.The event, open to the public from Oct. 14, 2023 to Sept. 7, 2024, is an excellent opportunity to learn about the latestThe event open to the public from Oct. 14, 2023 to Sept. 07, 2024 is a great opportunity to learn about Kusama’s latest work titled Dreaming of Earth’s Sphericity, I Would Offer My Love (2023), presented for the first time in New York at the prestigious Zwimer Gallery. The spaces in the rooms become an explosion of color with psychedelic installations titled Infinity Mirror Rooms about this series of works she states ” …Enter the place of colors.The polka dots let in the sunlight of the earth. The heart is filled with the shining light of the sun.All the people who enter seeking the joy of being alive. Let there be eternal harmony among all in the circles and cycles of life. Peace and infinite love to all.” . This exhibition is an important opportunity for contemporary art lovers to experience the Japanese artist’s aesthetic quest with her Pois, circles that are all colorful and harmonious and ready to engage an increasingly intrigued audience, almost hypnotized by the energy the circles release into the atmosphere.Yayoi Kusama with Infinite Love presents the latest evocative performance installation Infinity Mirror Room, a work of art that engages the audience by giving the magic of the surreal and the sensation of dreaming, art styles and trends from Pop art to psychedelic or kinetic art are mixed. The walls of

Rimini between cinema and art. From the Fellini Museum to ancient art to be relived together

by Noemi Adabbo “Tu saresti capace di piantare tutto e ricominciare la vita da capo?”, chiedeva Guido Anselmi interpretato da Marcello Mastroianni ad una splendida Claudia Cardinale in Otto e mezzo: quale frase felliniana più azzeccata, ahimè, per la Romagna di questi giorni. È stato un maggio nefasto a causa dell’alluvione che ha colpito molte città dell’Emilia Romagna tentando di portare via l’allegria di questa terra, tanto conosciuta e amata dai turisti, ma senza intaccarne la memoria. Fellini nacque proprio qui, a Rimini, dove girò Amarcord (in dialetto romagnolo “mi ricordo”), la sua opera più intima e personale che gli valse il premio Oscar nel 1973: la pellicola accompagna Rimini nella storia del cinema che a sua a volta ha deciso di ricambiarla con il Fellini Museum, l’unico museo al mondo dedicato interamente ed unicamente al regista. Il progetto vede la luce nell’estate del 2021 e sceglie come protagonisti tre palcoscenici della città per attirare il proprio pubblico: Castel Sismondo (sezione più ampia riguardante i momenti salienti dell’artista), Palazzo del Fulgor (dedicato ai primi passi felliniani nel mondo del cinema, alla sua giovinezza e alla sua sperimentazione) e Piazza Malatesta (vero e proprio set a cielo aperto dove vengono proiettate le tre aree principali della panca circolare, del velo d’acqua e del bosco dei nomi ravvisabili in Amarcord), luoghi che oggi ospitano un impianto audiovisivo e documentale e un percorso di narrazioni partecipate tali per cui l’esperienza risulti il più immersiva possibile. Rimini si palesa quindi come polo artistico degli amanti della macchina da presa, centro propulsore di quella magia che soltanto un buon cineasta sa riconoscere e apprezzare.La città di Rimini si rende protagonista non soltanto delle più ambite mete estive del litorale adriatico ma anche di uno snodo sinergico tra i più antichi e geograficamente strategici: la Via Flaminia (che porta a Roma), Emilia (verso Milano) e Popilia (fino ad Aquileia) si incontrano sulle sue strade, in quella che era conosciuta come Ariminum, fondata dai Romani nel 268 A.C. Non per niente, di impronta fortemente romana è l’impianto urbanistico e importanti i legami che hanno arricchito il territorio di opere d’arte, le principali conservate al Museo della Città che raccoglie con parsimonia le tracce del cittadino riminese dagli antipodi alla storia contemporanea. Forte di un patrimonio millenario, il museo ospita la Pinacoteca esponente la celeberrima Scuola Riminese, dal Trecento con Il Crocifisso di Giovanni Da Rimini e il Trittico con l’incoronazione della Vergine di Giuliano si passa al Quattrocento con Giovanni Bellini, Agostino Di Duccio e Matteo De’ Pasti che hanno reso onore alla corte malatestiana. La linea storica del museo si spinge fino all’800 , passando per le influenze gotiche e rinascimentali del nord tipiche del ‘500 alla natura morta del ‘600 e ‘700 a cui è stato dedicato il secondo piano. Rimini è anche archeologia, grazie ai suoi scavi e ritrovamenti tra cui la Domus del Chirurgo, abitazione romana della seconda metà del II secolo, scoperta in Piazza Luigi Ferrari nel 1989, che ha portato alla luce il più grande repertorio di strumenti chirurgici dell’impero romano. In ultimo ma non per importanza, il Tempio Malatestiano voluto da Sigismondo Pandolfo Malatesta, riportante Il Crocifisso di Giotto, la Biblioteca Civica Gambalunga, tra le più importanti e antiche d’Italia, e il Teatro Amintore Galli, teatro principale di Rimini, progettato da Luigi Poletti e inaugurato da Giuseppe Verdi nel 1857. Rimini si palesa come meta culturale e non solo turistica, o perlomeno, capace di un turismo prepotentemente artistico. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI “Would you be able to plant everything and start life all over again?” asked Guido Anselmi played by Marcello Mastroianni to a splendid Claudia Cardinale in Otto e mezzo: what Fellini phrase more apt, alas, for Romagna these days. It was a disastrous May due to the floods that hit many cities in Emilia Romagna trying to take away the joy of this land, so well known and loved by tourists, but without affecting its memory. Fellini was born right here, in Rimini, where he filmed Amarcord (in Romagnolo dialect, “I remember”), his most intimate and personal work that won him an Oscar in 1973: the film accompanies Rimini in the history of cinema, which in turn has decided to reciprocate with the Fellini Museum, the only museum in the world dedicated entirely and solely to the director. The project sees the light of day in the summer of 2021 and chooses three of the city’s stages as protagonists to attract its audience: Castel Sismondo (the largest section concerning the artist’s highlights), Palazzo del Fulgor (dedicated to Fellini’s first steps in the world of cinema, his youth and experimentation) and Piazza Malatesta (a true open-air set where the three main areas of the circular bench, the veil of water and the forest of names discernible in Amarcord are projected), places that now house an audiovisual and documentary installation and a path of participatory narratives such that the experience is as immersive as possible. Rimini thus emerges as an artistic hub for lovers of the camera, a driving force behind the magic that only a good filmmaker can recognize and appreciate.The city of Rimini makes itself the protagonist not only of the most sought-after summer destinations on the Adriatic coast but also of one of the most ancient and geographically strategic synergistic junctions: the Via Flaminia (leading to Rome), Emilia (toward Milan) and Popilia (to Aquileia) meet on its roads, in what was known as Ariminum, founded by the Romans in 268 B.C.Not for nothing, of strongly Roman imprint is the urban layout and important are the links that have enriched the territory with works of art, the main ones preserved at the City Museum, which sparingly collects the traces of the Rimini citizen from the antipodes to contemporary history. On the strength of a millennia-old heritage, the museum houses the Pinacoteca exposing the celebrated Riminese School, from the 14th century with Giovanni Da Rimini’s The Crucifix and Giuliano’s Triptych with the Coronation of the Virgin

Julian Charrière: Erratic at SFMOMA

L’artista Julian Charrière è nato a Born nel 1987 in Svizzera, ha viaggiato in regioni polaRi in cui l’essere umano difficilmente raggiunge. La sua esploraizone punta a testimoniare il cambiamento climatico e i disastri climatici che stanno subendo i ghiacciai. Il rapporto con l’ambinete glaciale è stato complicato, ma la sua volontà di presentare quei luoghi è stata così forte da far realizzare all’artista un filmato che riprende i monti bui della notte quando i ghiacciai nel silenzio si muovono ed emettono rumori che fanno sentire l’essere umano piccolissimo e debole di fronte alla forza impetuosa della natura.Questa rassegna è la prima mostra personale dell’artista sulla West Coast, Julian Charrière: Erratic presenta opere multimediali che ruotano attorno all’impegno poetico dell’artista con i paesaggi di ghiaccio, sfidando i nostri costrutti di temporalità differenti e portando l’attenzione sulle tracce e sugli effetti di lunga durata delle interferenze umane nella natura. L’opera centrale di questa mostra cinematografica e sensoriale è Towards No Earthly Pole (2019), un film panoramico che combina riprese inquietanti di ghiacciai effettuate di notte durante le spedizioni dell’artista in varie regioni glaciali.Il visitatore della mostra si sente partecipe di un progetto culturale realizzato dall’artista volto a scuotere le coscienze di tutti noi e tentare di dare valore a quelle aree che spesso sono sconosciute e hanno bisogno di essere presentate nel mondo politico e culuturale per tentare una svolta verso la salvaguardia dell’ecosistema.Julian Charrière: Erratic è sostenuta da Etant donnés Contemporary Art, un programma di Villa Albertine e della Fondazione FACE, in collaborazione con l’Ambasciata di Francia negli Stati Uniti, con il sostegno del Ministero della Cultura francese, dell’Institut français, della Fondazione Ford, della Fondazione Helen Frankenthaler, di CHANEL e di ADAGP. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI Artist Julian Charrière was born in Born in 1987 in Switzerland and has traveled to polar regions where the human being hardly reaches. His exploration aims to witness climate change and the climatic disasters that glaciers are suffering. The relationship with the glacial ambinete was complicated, but his desire to present those places was so strong that the artist made a film that captures the dark mountains of the night when glaciers in the silence move and emit noises that make human beings feel tiny and weak in the face of the impetuous force of nature.This exhibition is the first solo show of artist on the West Coast, Julian Charrière: Erratic presents multimedia works that revolve around the artist’s poetic engagement with ice landscapes, challenging our constructs of different temporalities and bringing attention to the traces and long-lasting effects of human interference in nature. The central work in this cinematic and sensory exhibition is Towards No Earthly Pole (2019), a panoramic film that combines eerie footage of glaciers taken at night during the artist’s expeditions to various glacial regions.The visitor to the exhibition feels like a participant in a cultural project carried out by the artist aimed at shaking the consciences of all of us and attempting to give value to those areas that are often unknown and need to be presented in the political and culutural world in order to attempt a breakthrough toward the preservation of the ecosystem.Julian Charrière: Erratic is supported by Etant donnés Contemporary Art, a program of Villa Albertine and the FACE Foundation, in collaboration with the Embassy of France in the United States, with support from the French Ministry of Culture, the Institut français, the Ford Foundation, the Helen Frankenthaler Foundation, CHANEL and ADAGP. TO READ THE COMPLETE ARTICLE CLICK HERE

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