Conversazione con Roberto Bilotti sul legame tra Andy Warhol e uno dei suoi più importanti collezionisti e committente Carlo Bilotti in occasione della mostra “Andy Warhol-Pop Art Revolution” presso il Museo del Presente di Rende
Ecco delle domande rivolte a Roberto Bilotti nipote di Carlo Bilotti e continuatore della sua missione mecenatistica e museale. Andy Warhol e Carlo Bilotti nello studio 1982 con la serie famosa Warhol verso De Chirico, commissionata da Bilotti Quali i motivi della mancata inclusione dell’opera di Warhol ritratto delle due cosentine, Lisa e Tina Bilotti e di altre opere significative di Warhol notoriamente nella vostra collezione che ha la sua matrice culturale e collezionistica proprio qui, sul nostro territorio? Nel contesto della mostra patrocinata dal Comune di Rende e finanziata con risorse PAC 2014/ 2020- Az. quali sono stati i criteri utilizzati per selezionare le opere esposte? Come mai non è stato preso in considerazione il prestito del doppio ritratto che testimonia una relazione così significativa tra Warhol e la nostra Terra? Il loro inserimento avrebbe consentito di conoscere il collezionismo locale, raro a livelli internazionali, un percorso che qui ha avuto il suo esordio e si è sviluppato con significative committenze allo stesso Warhol e che avrebbe comportato non solo valenza scientifica ma anche un risparmio di denaro pubblico. La collezione Bilotti ha le sue radici culturali a Cosenza, qui è maturata e poi all’estero si è ampliata interagendo con artisti internazionali. E’ noto che la raccolta include molte opere storiche di Warhol, intere serie commissionate direttamente tra le quali: Elvis I 1962; Elvis 2 times 1963; Red and yellow Orchid 1979; Shoes I e II 1980; Gun 1981; Dollar Sign I e II 2 times 1982; la serie Myths; Camouflage lunghi 10 metri e 16 x 203 ciascuno le sue più grandi opere; Lobster 2 times 1982; Champagne glasses 1982; La grande passion with flowers 1984; Rorschach 4 times 1984; Repent and sin No more I and II 1985 e 1986; Jeans label I and II 1986; self portrait 1986; Mao; Liz Taylor; Campbells; “Warhol verso de Chirico” 1982 e “Mimosa e Ylang Ylang” commissionata da Carlo Bilotti da presidente della Pierre Cardin, dalle essenze di questi fiori si ricavano i profumi femminili Pierre Cardin e con le opere veniva data forma alle essenze. Anche se questa mostra è stata confezionata fuori e qui importata credo andrebbe comunque rimodulata al luogo di accoglienza individuando le connessioni. Saranno esposti i ritratti di Marilyn, Elvis, Liz Taylor, Liza Minnelli e Regina Schrecker, ma Warhol nel 1981 aveva ritratto anche due cosentine, che qui hanno vissuto, dove avevano amici con i quali interagivano e, magari visitatori attraverso questi ritratti potrebbero sentire l’artista più familiare non solo legato ai grandi miti americani che comunque sono anche presenti in collezione Bilotti. Avremmo prestato volentieri le opere per la mostra nella nostra terra come abbiamo già fatto nel 2005. A parte il significato specifico per il territorio, il ritratto di Lisa e Tina Bilotti è considerato dalla critica un capolavoro, ricorrentemente icona dei musei capitolini al quale affidare la pubblicità del polo museale. Un raro doppio ritratto, l’unico di una madre con la figlia. Lisa amava moltissimo Cosenza, e trascorreva tutte le vacanze a Sangineto dove era ospite fisso Mimmo Rotella e altri artisti. E’ morta a 20 anni di leucemia a New York nel dipartimento di trapianto di midollo osseo che oggi porta il suo nome, ha chiesto di tornare a Cosenza dove è sepolta continuando a vivere nel suo operato umanitario, nelle fondazioni da lei istituite e nel ritratto di Warhol. “La testimonianza di Roberto Bilotti, componente del Comitato scientifico della Soprintendenza capitolina e mecenate, racconta la relazione personale tra suo zio Carlo Bilotti e Andy Warhol, evidenziando il legame unico con l’artista. Non ritiene che includere il ritratto di Lisa e della figlia Bilotti avrebbe arricchito la mostra, dando una prospettiva più intima e personale della figura di Warhol e del rapporto con il territorio? E’ lo stesso Andy Warhol in una intervista rilasciata alla rivista “Oggi” nel 1988 che definisce “un amico intimo è l’industriale di cosmetici e profumi Carlo Bilotti” , l’articolo continua “pochi possono dire di aver conosciuto Andy Warhol, una “sfinge” anche per i suoi più stretti collaboratori”. Chi ha visitato il museo nel Castello di Rende non può non conoscere queste vicende culturali, infatti vi è una sezione dedicata a Andy Warhol, ai suoi progetti sviluppati in stretta interazione con Carlo Bilotti, all’ampia visione dell’arte come veicolo di comunicazione e interpretazione dei comparti produttivi. Carlo Bilotti nato a Cosenza nel 1934 lavorava nelle industrie di famiglia coinvolgendo da subito artisti anche locali fondendo processi artistici, economici e sociali. Aveva capacità, riconosciuta dalla critica, di coniugare espressioni dai diversi mondi di appartenenza sviluppando un inedito linguaggio comunicazionale. Così i prodotti venivano comunicati attraverso il linguaggio artistico i prodotti dalle cartiere a Cosenza e Monfgrassano, segherie dei legnami nelle proprietà silane di Caprara, Fago del Soldato, La Poverella, Gisbarro, Caporose, Serra Candele, Camporotondo, Verberano e Villa Bilotta, feltrifici, liquerizia, pomodori in scatola, laterizi nei pressi del castello di Serragiumenta. Alle industrie del padre Mario si aggiungeva quelli della madre Edvige Miceli dei baroni di Serradileo con la produzione serica (Industria cosentina in piazza Riforma) e saponifici (Cardamone tra via Popilia e Via Bari) una peculiarità che ha dato impronta innovativa culturale artistica industriale alla civiltà cittadina. Su questa scia e dal connubio Bilotti-Warhol nasceranno una serie di celebri serie che hanno radici sul nostro territorio, un linguaggio comune nella celebre serie Mimosa e Ylang Ylang fiori dalle cui essenze si ricavano i profumi femminili Pierre Cardin di cui Bilotti era presidente. Da presidente di Nina Ricci a Parigi commissionerà a Niki de Saint Phalle bottiglie antropomorfe per profumi. Andy Warhol e la serie famosa Warhol verso De Chirico Warhol ha sempre sottolineato l’importanza dei suoi legami con le persone, come dimostrato dai ritratti che ha realizzato. Come mai, in una mostra che si propone di esplorare l’artista, non si è cercato di includere un’opera che rappresenta una testimonianza diretta di una delle sue relazioni più importanti con la famiglia calabrese Bilotti? Il doppio ritratto è stato esposto nel 2005 a Cosenza nell’ambito della mostra “da Picasso a Warhol”, nel Complesso Monumentale