Year: 2024

Continuano le vicende che portano sotto i riflettori la mostra italiana dedicata al Futurismo allestita alla GNAM di Roma

Aloni di mistero avvolgono “Forme uniche” di Boccioni esclusa dalla mostra sul Futurismo a causa di una controversia sulla didascalia Carmelita Brunetti*editore e Direttore Responsabile della testata internazionale ArtonWorld.com La scultura “Forme uniche della continuità nello spazio” di Umberto Boccioni, emblema del Futurismo e presente sulla moneta da 20 centesimi, è stata rimossa dalla mostra dedicata al movimento futurista alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna (GNAM) di Roma. La decisione è stata presa il 12 dicembre 2024, dopo che il collezionista Roberto Bilotti d’Aragona, proprietario dell’opera, aveva formalmente diffidato il Ministero della Cultura dall’esporla con la didascalia proposta, ritenuta errata sotto il profilo scientifico e storico. Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio La didascalia contestata descriveva l’opera come un “surmoulage (riproduzione) del 2011”, un termine che Bilotti ha giudicato fuorviante. Il surmoulage è infatti una fusione effettuata a partire da un bronzo già esistente, non una riproduzione in senso generico. Bilotti ha richiesto che l’opera fosse esposta con la dicitura “1913 (2011)”, come per altri bronzi postumi dell’artista, per indicare il legame tra l’opera originale e la sua realizzazione successiva, autorizzata dagli eredi di Boccioni. La controversia si è inasprita poiché, secondo Bilotti, l’uso del termine “riproduzione” sminuiva il valore storico dell’opera, che rappresenta uno dei pilastri del Futurismo. Nonostante le obiezioni espresse prima dell’inaugurazione della mostra, gli organizzatori hanno scelto di mantenere la formulazione contestata. Questo ha portato alla diffida ufficiale del 10 dicembre, seguita dal ritiro della scultura due giorni dopo. La rimozione della scultura ha suscitato preoccupazioni circa la gestione scientifica della mostra, che non si avvale di un comitato di esperti del Futurismo. In un comunicato, la direttrice della GNAM, Renata Cristina Mazzantini, ha confermato la rimozione, invitando il proprietario a ritirare l’opera in seguito al dissenso sollevato. La vicenda pone interrogativi sulla gestione del patrimonio artistico e sulle modalità di esposizione delle opere storiche, sollevando un acceso dibattito sulla corretta interpretazione e valorizzazione delle opere d’arte. Come si possono commettere delle azioni così scorrette o improprie di fronte ad un’opera fra le più famose di Umberto Boccioni ? Forme uniche della continuità nello spazio, 1913, il celebre bronzo di Boccioni che viene esposto ad intermittenza in questa mostra e che tutti riconoscono come sua opera autentica e fra le più significative del futurismo. Per chiarire alcuni punti sulla intricata vicenda ne abbiamo parlato ancora con il prestatore dell’opera Roberto Bilotti d’Aragona Puoi raccontarci il tuo punto di vista sulla vicenda?Secondo te in che modo la mostra interpreta lo spirito del Futurismo? Roberto Ruggi D’Aragona: Il Tempo del Futurismo si presenta come un’esperienza polifonica, che intreccia arte, scienza e tecnologia. Tra dipinti, sculture, documenti storici e oggetti scientifici, la mostra ricostruisce un panorama completo di quel periodo. Gli oggetti esposti – auto, moto, aerei e persino manifesti pubblicitari – testimoniano la visione innovativa dei futuristi, il loro desiderio di celebrare un nuovo stile di vita fondato sulla velocità e sul dinamismo industriale. È un viaggio immersivo che collega le avanguardie del passato alle sfide del presente. Il Collezionista Roberto Bilotti D’Aragona Come considera la scelta di includere fusioni postume nelle esposizioni dedicate a Boccioni? Roberto Bilotti D’Aragona: Le fusioni postume, per loro stessa natura, rappresentano un tema delicato. Sebbene siano traduzioni fedeli dei modelli originali, nessuna di esse fu supervisionata direttamente da Boccioni. Questo richiede un inquadramento storico rigoroso e trasparente. Purtroppo, spesso manca la chiarezza necessaria. Spiega al pubblico che ci legge cosa è successo esattamente Roberto Bilotti D’Aragona: Nel caso di questa mostra, alcune descrizioni rischiano di creare confusione nel pubblico, compromettendo la comprensione del contesto storico.denominazione e errore di traduzione, che ridicolizza il museo, malgrado la diffida argomentata dettagliatamente, espone il museo pubblico a richiesta di risarcimento si configura come malo gestio della cosa pubblica. Forme uniche della continuità nello spazio scultura in bronzo di Umberto Boccioni è l’icona della mostra Il Tempo del Futurismo alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma perché più di tutte incarna lo spirito della mostra, il sentimento di quel tempo, lo spirito di innovazione, la sua potenza visionaria, l’idealizzazione della velocità meccanica-industriale. Un capolavoro che esprime il rapporto tra uomo e macchina che in Boccioni sarebbe diventato sempre più stretto fino a fondersi in una audace visione futurista, una forza dell’utopia divenuta attuale osmosi tra uomo e macchina. Forme uniche in bronzo, derivata dal gesso primario o attraverso il passaggio tecnico dal bronzo, di cui entrambe sono traduzione fedele, sono presenti in molti musei del mondo proprio perché anche se concepita nl 1913 è ancora attuale nel messaggio, ancora in grado di dialogare con le sfide della modernità continuando a coinvolgere e emozionare. E’ il simbolo del Movimento d’avanguardia tra più ammirati al mondo, esposto tra dipinti, sculture, oggetti scientifici, documenti storici, libri e manifesti pubblicitari. Tra auto e aerei, moto e radio, visione polifonica, diverse voci e stimoli che si intrecciano incarnando il nuovo stile di vita l’esperienza moderna il nuovo modo di vivere che continua ad evolversi su quelle basi. Incarna proprio il rapporto tra arte e scienza/tecnologia, la meccanizzazione dell’umano e dell’umanizzazione della macchina. Rappresenta gli obiettivi artistici iconoclastici e rivoluzionari dei futuristi la deformazione di un corpo antropomorfo, l’uomo-macchina lanciato a conquistare il futuro in una traiettoria semplificata in forma unica delle variazioni del movimento. La scultura di Boccioni di collezione Bilotti, voluta da Filippo Tommaso Marinetti, autorizzata dalle sue eredi, realizzata con la supervisione scientifica di Maurizio Calvesi, pubblicata nel catalogo generale è appena tornata dall’ONU dove è stata esposta dal ministero degli esteri dopo un tour nelle principali capitali del mondo, è posizionata al termine dell’installazione multimediale di Magister Art, un percorso di stati d’animo tra paesaggi emotivi e intellettuali diversi. Immagini luminose led appaiono in funzione del movimento delle persone all’interno trasmettendo le suggestioni psicologiche di energia e velocità. Sulla parete esterna la scomposizione in immagini di Forme uniche di Boccioni esposto come la sequenza cronofotografica con gli effetti del movimento e i ritmi lineari che attivano la forma in sintesi e simultaneità la cui gamma visiva diviene

Second Edition of the ArtonWorld Green International Competition

La seconda edizione dell’ArtonWorld Green Competition si pone in prima linea come ponte tra arte, scienza e coscienza collettiva, in un periodo storico segnato da catastrofi climatiche sempre più frequenti e distruttive. Eventi estremi come incendi incontrollati, alluvioni devastanti, siccità e scioglimento accelerato dei ghiacci sono diventati segni evidenti e allarmanti di una crisi climatica globale che richiede un’azione immediata.Il concorso mira a sensibilizzare e a stimolare un cambiamento reale e urgente attraverso il linguaggio universale dell’arte, che ha il potere unico di oltrepassare barriere culturali, linguistiche e sociali per entrare rapidamente nella coscienza collettiva. Gli artisti premiati in questa edizione si sono distinti per la loro capacità di tradurre l’urgenza scientifica di questi temi in messaggi visivi profondi e coinvolgenti. Ashman Joseph, vincitore del primo premio, ha esplorato il tema dell’interdipendenza tra uomo e natura, richiamando i concetti di equilibrio ecologico e biodiversità, essenziali per evitare il collasso degli ecosistemi. La sua opera non è solo una rappresentazione visiva, ma un potente messaggio di allerta e speranza, che invita lo spettatore ad agire.Duncan Young, al secondo posto, ha catturato nelle sue opere il dramma della distruzione ambientale in modo incisivo, evidenziando come la natura stia reagendo ai cambiamenti antropici. La potenza dei suoi lavori riesce a evocare la necessità di azioni mirate per contenere l’innalzamento delle temperature e prevenire danni irreparabili.Il terzo premio è stato conferito a Roberto Pestarino, il cui lavoro riflette una comprensione profonda delle conseguenze della crisi climatica e delle sfide per un futuro sostenibile, evocando la necessità di un cambiamento radicale nei nostri modelli di consumo e produzione.Un riconoscimento speciale è stato assegnato alla giovane Diana Destro per il suo impegno innovativo nel campo della moda sostenibile. Con una forte ispirazione alla natura e un richiamo alla crisi in corso, Destro ha saputo collegare l’arte del design alla scienza ecologica, evidenziando come anche le scelte di stile possano contribuire a un cambiamento positivo.Infine, gli artisti selezionati per la qualità delle loro opere – Anna Maria Giugni, Jules Deitcher, Konrad Hellfeuer e Paolo Cantu Gentili hanno esplorato con linguaggi diversi i temi della fragilità della Terra e della responsabilità collettiva. Attraverso le loro opere, queste voci artistiche emergenti ci ricordano che il tempo per evitare ulteriori cataclismi sta per scadere e che ogni azione conta. ArtonWorld Green è dunque un appello urgente a rispondere alla scienza con l’arte e con l’impegno personale. Solo attraverso una consapevolezza diffusa e azioni concrete potremo sperare di contrastare la crisi ambientale che minaccia il nostro pianeta e la nostra sopravvivenza. CLICCA QUI PER SFOGLIARE IL CATALOGO The second edition of the ArtonWorld Green Competition stands at the forefront as a bridge between art, science, and collective awareness during a historical period marked by increasingly frequent and destructive climate catastrophes. Extreme events such as uncontrolled wildfires, devastating floods, severe droughts, and the accelerated melting of glaciers have become clear and alarming signs of a global climate crisis that demands immediate action. The competition aims to raise awareness and inspire real, urgent change through the universal language of art, which has the unique power to transcend cultural, linguistic, and social barriers, quickly reaching collective consciousness. The artists awarded in this edition have distinguished themselves for their ability to translate the scientific urgency of these themes into profound and engaging visual messages.Ashman Joseph, winner of the first prize, explored the theme of interdependence between humanity and nature, invoking the concepts of ecological balance and biodiversity, essential to prevent the collapse of ecosystems. His work is not only a visual representation but a powerful message of warning and hope, urging viewers to act.Duncan Young, who earned second place, captured the drama of environmental destruction in an incisive way, highlighting how nature is reacting to human-induced changes. The power of his work evokes the need for targeted actions to contain rising temperatures and prevent irreversible damage.The third prize was awarded to Roberto Pestarino, whose work reflects a deep understanding of the consequences of the climate crisis and the challenges for a sustainable future, evoking the necessity of a radical shift in our consumption and production patterns.A special award was given to the young Diana Destro for her innovative commitment in the field of sustainable fashion. Drawing significant inspiration from nature and reflecting on the ongoing crisis, Destro managed to link the art of design to ecological science, highlighting how even style choices can contribute to positive change.Finally, the artists selected for the quality of their works – Anna Maria Giugni, Jules Deitcher, Konrad Hellfeuer, and Paolo Cantu Gentili– explored themes of the Earth’s fragility and collective responsibility in diverse languages. Through their works, these emerging artistic voices remind us that the time to prevent further cataclysms is running out and that every action counts. ArtonWorld Green is, therefore, an urgent call to respond to science with art and personal commitment. Only through widespread awareness and concrete actions can we hope to counter the environmental crisis that threatens our planet and our survival. CLICK HERE TO BROWSE THE CATALOG

Intervista con Alberto Dambruoso. Le sfide e le situazioni complesse legate all’organizzazione di una grande mostra

L’organizzazione di una mostra di grande rilevanza, come quella sul Futurismo alla Galleria Nazionale di Roma, presenta spesso molteplici sfide. Ci può parlare delle difficoltà principali che si incontrano nella realizzazione di un progetto di questa portata? Le difficoltà principali nell’affrontare una mostra di questa portata sono quelle legate ai prestiti delle opere. E’ chiaro che avere o non avere in mostra le opere considerate fondamentali per la comprensione di un movimento artistico come in questo caso il Futurismo fa una grande differenza. Altre difficoltà sono quelle di riuscire a realizzare una mostra di livello rientrando nel budget di spesa stanziato dal Ministero. In una situazione come quella recente, in cui si è parlato di possibili interferenze politiche nelle scelte curatoriali, come può un curatore mantenere l’integrità e l’autonomia artistica del progetto? Nel mio caso non c’è stata alcuna interferenza da parte del Ministero della Cultura fino al 17 maggio 2024 quando mi hanno dato il benservito senza alcuna spiegazione. Avevo scritto il progetto scientifico, scelto le opere che andavano in mostra, contattato molti collezionisti e fatto i nomi di molti storici dell’arte per invitarli a partecipare alla mostra e ripeto almeno per il primo anno di lavoro (da gennaio 2023 a maggio 2024) non ho avuto nessun tipo di interferenza. Pertanto questa domanda dovreste rivolgerla a Gabriele Simongini, oggi curatore unico della mostra in programma il prossimo 2 dicembre. Alcuni professionisti hanno raccontato di pressioni esterne o di situazioni delicate che hanno influito sulla loro posizione all’interno del progetto. Qual è la sua opinione su queste dinamiche e come influenzano il lavoro curatoriale? A mio avviso una mostra d’arte dovrebbe essere curata solo da storici dell’arte competenti in materia (in questo caso sul Futurismo) senza che vi siano intromissioni di galleristi privati o di politici che intendono indirizzare la mostra verso i propri interessi personali o di partito. L’arte per definizione è pubblica, di tutti. Non è privata e non è né di destra né di sinistra. Lei ha una lunga esperienza nella gestione di collaborazioni con musei e gallerie. Come si riesce a mantenere una coesione di squadra, nonostante le difficoltà come quelle che ha riscontrato Lei da curatore coinvolto inquanto si e’ visto da un momento all’altro non essere più il co curatore con Gabriele Simongini e quindi ad aver perso tutto il lavoro fatto fino al momento in cui si e’ visto escludere . La coesione di squadra è tuttora in corso con gli altri componenti del fantomatico comitato scientifico che sono stati estromessi dalla mostra come me. A suo avviso, quali sono gli aspetti essenziali che il Ministero della Cultura e le istituzioni coinvolte dovrebbero migliorare per garantire il successo di esposizioni di grande rilevanza, come la mostra sul Futurismo di grande valore artistico? Certamente non incorrere nell’infinita serie di errori che hanno commesso nella gestione di questa mostra. In realtà basta poco: lasciar lavorare i professionisti una volta che sono stati scelti, senza ripensarci quando si è arrivati a 3/4 del percorso. Queste domande aiutano a far emergere le difficoltà e i retroscena legati a progetti artistici di alto profilo e le complessità che i curatori possono incontrare. Interview with Alberto Dambruoso. The challenges and complex situations related to the organization of a large exhibition Organizing a major exhibition, such as the one on Futurism at the Galleria Nazionale in Rome, often presents multiple challenges. Can you tell us about the main difficulties encountered in realizing a project of this magnitude? The main difficulties in tackling an exhibition of this magnitude are those related to the loans of the works. It is clear that having or not having on display the works considered fundamental for the understanding of an artistic movement such as Futurism in this case makes a big difference. Other difficulties are those of managing to organize a high-level exhibition within the budget allocated by the Ministry. In a situation like the recent one, in which there was talk of possible political interference in curatorial choices, how can a curator maintain the integrity and artistic autonomy of the project? In my case there was no interference from the Ministry of Culture until May 17, 2024 when they gave me the sack without any explanation. I had written the scientific project, chosen the works that were to be exhibited, contacted many collectors and named many art historians to invite them to participate in the exhibition and I repeat at least for the first year of work (from January 2023 to May 2024) I had no kind of interference. Therefore, you should ask this question to Gabriele Simongini, now the sole curator of the exhibition scheduled for December 2nd. Some professionals have spoken of external pressures or delicate situations that have influenced their position within the project. What is your opinion on these dynamics and how do they influence the curatorial work? In my opinion, an art exhibition should be curated only by art historians who are competent in the subject (in this case on Futurism) without any interference from private gallery owners or politicians who intend to direct the exhibition towards their own personal or party interests. Art by definition is public, for everyone. It is not private and it is neither right nor left. You have a long experience in managing collaborations with museums and galleries. How do you manage to maintain team cohesion, despite the difficulties like those you encountered as a curator involved when you suddenly found yourself no longer the co-curator with Gabriele Simongini and therefore having lost all the work done up until the moment you were excluded. Team cohesion is still ongoing with the other members of the phantom scientific committee who were excluded from the exhibition like me. In your opinion, what are the essential aspects that the Ministry of Culture and the institutions involved should improve to ensure the success of highly relevant exhibitions, such as the exhibition on Futurism of great artistic value? Certainly not to incur the infinite series of errors they

Paolo Crepet: Inno alla Libertà e alla riscoperta delle passioni con ‘Mordere il cielo

Intervista a cura di Carmelita Brunetti ArtonWorld ha l’onore di ospitare il grande Paolo Crepet, il famoso psichiatra, sociologo e saggista che ci illuminerà con la sua saggezza e le sue riflessioni sulla vita, l’amore e la società. Ma non perdiamo tempo e diamo subito il benvenuto al nostro ospite speciale! Paolo Crepet: grazie per l’invito. Carmelita Brunetti: Benvenuto caro Paolo Crepet! Entriamo subito nel vivo della nostra conversazione. Tu hai scritto tantissimi libri che toccano il cuore di tante persone. Cosa ti ispira a scrivere? Paolo Crepet: La mia principale fonte di ispirazione è la vita stessa. Osservare le persone, ascoltare le loro storie, comprendere le loro emozioni e le loro sfide mi dà il materiale per riflettere e poi scrivere. Credo che la letteratura e la psichiatria abbiano il compito di aiutare le persone a capirsi meglio e a vivere con più consapevolezza. Carmelita Brunetti: Che meraviglia! È proprio vero, ogni tua parola è terapeutica, infondo la scrittura è una forma d’arte bellissima che aiuta a comprendere gli stati d’animo dell’essere umano. Parlando di sfide, viviamo in un’epoca piena di cambiamenti e incertezze. Quali pensi siano le sfide principali che la nostra società deve affrontare oggi? A noi genitori manca il coraggio per aiutare i figli nelle scelte di vita? Paolo Crepet: Sicuramente manca il coraggio e non solo una delle sfide principali è sicuramente quella della solitudine. Viviamo in un mondo iperconnesso, ma paradossalmente molte persone si sentono più sole che mai. È importante ricostruire il senso di comunità, di appartenenza e di relazione autentica. Un’altra grande sfida è quella della salute mentale, specialmente tra i giovani, che spesso si trovano a dover affrontare pressioni e aspettative molto elevate. I genitori anch se sbagliano non devono sentirsi in colpa, bisogna lasciare liberi i giovani di fare le proprie scelte. Se a scuola non prendono voti alti non è necessario arrabbiarsi con il docente ma cercare di capire come mai il ragazzo non studia è più importante di un voto basso. Carmelita Brunetti: Parli con una profondità che tocca il cuore. E a proposito di giovani, quali consigli daresti ai genitori di oggi, genitori spesso adolescenti, per crescere figli felici e sicuri di sé? Paolo Crepet: Il primo consiglio che darei è quello di ascoltare i propri figli. Spesso siamo così presi dalle nostre vite frenetiche che dimentichiamo l’importanza dell’ascolto. Bisogna essere presenti, non solo fisicamente ma anche emotivamente. Inoltre, è fondamentale educare al rispetto, alla gentilezza e alla resilienza, valori che aiutano i giovani a diventare adulti equilibrati e felici. Carmelita Brunetti: Siamo qui per approfondire l’ultimo capolavoro di Paolo Crepet, “Mordere il cielo”. Un titolo evocativo che già ci fa sognare, vero? Ma scopriamo insieme di cosa parla questo libro e cosa lo rende così speciale. Carmelita Brunetti: Paolo, raccontaci un po’ di “Mordere il cielo”. Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro? Come nasce il titolo? Paolo Crepet: “Mordere il cielo” nasce dal desiderio di esplorare il tema della libertà, sia personale che collettiva. È un libro che vuole incoraggiare le persone a rompere le catene delle convenzioni sociali e delle paure che spesso ci impediscono di vivere pienamente. Ho voluto scrivere un inno alla vita, all’energia vitale che ci spinge a superare i nostri limiti e a cercare sempre nuovi orizzonti. Carmelita Brunetti: Solo il titolo è già una poesia, si sentono vibrare le emozioni. Ma cosa possiamo aspettarci dalle pagine di questo libro? Ci sono storie particolari o personaggi che ti hanno ispirato? Leggendo i capitoli del libro si riconosce l’Io narrante e spesso ci mette di fronte a riflessioni importanti come ad esempio riconoscere la DIGNITA’, EMOZIONE, LIBERTA’. Come possiamo insegnare il valore della Dignità ai giovani? Paolo Crepet: Nel libro ho voluto raccontare storie di persone che hanno avuto il coraggio di cambiare, di mettersi in gioco. Sono storie vere, di uomini e donne che, in modi diversi, hanno scelto di mordere il cielo, di non accontentarsi di una vita incolore. C’è la storia di chi ha lasciato tutto per seguire una passione, di chi ha combattuto contro le proprie paure e ha trovato la forza di rinascere. Ogni storia è un esempio di come sia possibile reinventarsi e trovare la propria strada. Riguardo la dignità non c’è un insegnamento per far capire cos’è la dignità ma c’è l’esempio che puo venire da un insegnante di Sport, da un amico, da un insieme di persone che ti fanno capire il valore della dignità. Carmelita Brunetti: Ma parlando di libertà, come possiamo noi, nel nostro quotidiano, imparare a “mordere il cielo”? Come riconosciamo le emozioni e come facciamo a farle capire ai giovani sin dall’infanzia? Le emozioni da sempre sono state raccotate da filosofi antichi come Paltone sino ai giorni nostri, ma cose si fa a far liberare il “pensiero libero” nei ragazzi? Paolo Crepet: Il primo passo è quello di ascoltare se stessi, di capire cosa desideriamo veramente al di là delle aspettative degli altri. Bisogna avere il coraggio di fare delle scelte, anche se possono sembrare difficili o controcorrente. È fondamentale anche circondarsi di persone che ci sostengono e ci incoraggiano. E infine, non avere paura di fallire. Ogni errore è un’opportunità per crescere e imparare qualcosa di nuovo. Per riconoscere le emozioni non esiste un decalogo, anche se molti cercano le regoline d’oro, una sorta di manuale, no le emozioni sono le emozioni, devono essere gestite senza il controllo degli adulti se parliamo di giovani. Inoltre lasciamo che i giovani sbaglino e che prendano anche dei votacci, i genitori non devono essere cosi aggressivi contro i docenti. Carmelita Brunetti: Il mondo tecnologico, la IA, la realtà aumentata, i social network sembrano spaventare e creare stati ansiosi Carmelita Brunetti: Sagge parole. “Mordere il cielo” sembra davvero un libro che tutti dovrebbero leggere per ritrovare se stessi e il coraggio di vivere appieno. Qual è il messaggio principale che vuoi lasciare ai tuoi lettori con questo libro? Paolo Crepet: Il messaggio principale è quello di non accontentarsi, di non

Alberto Giacometti – What Meets the Eye. Interview to the Chief curator Thomas Lederballe

Una mostra fra le più belle ed importanti questa allestita nella Galleria Nazionale a Copenaghen aperta fino al 27 maggio 2024.Per approfondire gli aspetti più rilevanti della rassegna e soprattutto capire il linguaggio fenomenologico dell’artista intervistiamo il curatore Thomas Lederballe.Un artista straordinario è Alberto Giacometti conosciuto in tutto il mondo per la sua numerosa produzione di sculture dalle forme allungate, può spiegare ai nostri lettori di Artonworld le particolari caratteristiche estetiche che hanno reso celebre l’artista svizzero.Il tipo di figure umane che la maggior parte delle persone qui in Danimarca tende ad associare a Giacometti sono quelle a cui ti riferisci qui, ma era un artista piuttosto versatile, producendo opere che comprendono caratteristiche caratteristiche dei movimenti d’avanguardia prebellici come come il surrealismo e il cubismo. Tuttavia esiste un interesse generale per l’esatta manifestazione della forma umana. A causa della struttura delle sculture, le figure sembrano avere una presenza “nervosa” che fa sembrare la figura oscillare tra l’apparire e lo scomparire allo stesso tempo. Le figure sono sottili (snelle) e in un certo senso appena visibili. Spesso sono anche piccole e poco appariscenti (in termini di dimensioni).Quante opere sono esposte? Ci sono lavori inediti?48 sculture, 4 dipinti e 37 disegni. Tutte le opere sono ben note.È stato difficile organizzare una mostra così articolata tra sculture, disegni e opere grafiche?La mostra è stata organizzata in collaborazione con la Fondation Giacometti, e Émilie Bouvard della Fondation è stata la mia co-curatrice. La maggior parte delle opere in mostra provengono dalla Fondazione, ma ho potuto ottenere anche altri prestiti cruciali, sempre per gentile concessione della Giacometti-Stiftung di Zurigo. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI One of the most beautiful and important exhibitions, this one set up in the National Gallery in Copenhagen, open until 27 May 2024.To delve deeper into the most relevant aspects of the exhibition and above all to understand the artist’s phenomenological language, we interview the curator Thomas Lederballe.An extraordinary artist is Alberto Giacometti known worldwide for his numerous production of sculptures with elongated forms, can he explain to our Artonworld readers the particular aesthetic characteristics that made the Swiss artist famous.The type of human figures that most people here in Denmark would tend to associate with Giacometti are the ones you refer to here, but he was quite a versatile artist, producing works which comprise features that are characteristic of pre-war avant-garde movements such as surrealism and cubism. Nevertheless there is a general interest in the exact manifestation of the human form. Due to the facture of the sculptures, the figures seem to have a “nervous” presence that makes the figure seem to oscillate between appearing and disappearing at the same time. The figures are thin (slender) and in a sense barely visible. Often, they are also small and insconspicuous (in terms of size).How many works are on display? Are there some unpublished works ?48 sculptures, 4 paintings, and 37 drawings. All the works are well known in advance.Was it difficult to organize such a multifaceted exhibition featuring sculptures, drawings and graphic works?The exhibition was organized in collaboration with the Fondation Giacometti, and Émilie Bouvard from the Fondation was my co-curator. Most of the works in the show come from the Fondation, but I was also able to secure other crucial loan, also at the courtesy of the Giacometti-Stiftung In Zurich. TO READ THE COMPLETE ARTICLE CLICK HERE

Giancarlo Cerri

by Giovanna Laura Adreani “L’artista Giancarlo Cerri interpreta con rigore e sensibilità un linguaggio autonomo e riconoscibile, capace di coniugare le raffinatezze quasi astratte del colore in una trascrizione lirica. Nelle sue opere le tracce del reale si perdono nel surreale per finire nell’onirico e nel recupero di simboli che interpretano la natura e l’uomo. Spirali di vita, alcune volte racchiuse, si avvolgono in una continuità di colore e di armonia donando significato ai sogni. Il mistero si ravvisa in lontane ombre di paesaggi pensati o nell’immobilità di forme che si allontanano dal conosciuto. Nelle sue opere, come per incanto, l’ariosità dello svolazzo di un nastro si compenetra nell’equilibrio malinconico di una danza romantica foriera di germinazione di vita. Le figure contornate, quasi in una gabbia dei pensieri, diventano una musica crepuscolare che ci racconta d’intimità diventando segreti di armonie di vita che si scuriscono nel racconto del tempo. I toni veloci danno senso e anima alla bellezza che nella forza del gesto conduce alla lirica delle sue poetiche campiture. Le vibrazioni delle sfumature corrono imprigionando tracce di verdi, di rosa e di blu sino a luminescenze che irradiano l’intera scena facendo diventare la pittura di Giancarlo Cerri una passeggiata nel suo inconscio e in quello collettivo.” PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI Giancarlo Cerri in studio – gennaio 2024 “The artist Giancarlo Cerri interprets with rigor and sensitivity an autonomous and recognizable language, capable of combining the almost abstract refinements of color in a lyrical transcription. In his works the traces of the real are lost in the surreal to end up in the dreamlike and in the recovery of symbols that interpret nature and man. Spirals of life, sometimes enclosed, are wrapped in a continuity of color and harmony, giving meaning to dreams. The mystery is recognized in the distant shadows of imagined landscapes or in the immobility of forms that distance themselves from the known. In his works, as if by magic, the airiness of the fluttering of a ribbon penetrates the melancholic balance of a romantic dance heralding the germination of life. The surrounded figures, almost in a cage of thoughts, become a twilight music that tells us of intimacy, becoming secrets of life harmonies that darken with the story of time. The fast tones give meaning and soul to the beauty which in the strength of the gesture leads to the lyricism of his poetic backgrounds. The vibrations of the shades run, imprisoning traces of green, pink and blue until luminescence that irradiates the entire scene, making Giancarlo Cerri’s painting a walk in his and the collective unconscious.” TO READ THE COMPLETE ARTICLE CLICK HERE

Shadows and glimmers of lightin the cultural heritage system in Italy,in relation to the market and Europe

by Giulio Volpe, Avvocato dell’arte, con studio in Bologna, fornisce consulenza e assistenza legale agli operatori del mercato dell’arte, a collezionisti privati e società. È passato un anno da quando, incaricato dalla Federazione Italiana Mercanti d’Arte (Presidente Fabrizio Pedrazzini) per il IV Convegno FIMA (a cura di Carlo Teardo), nel contesto piacevole e congeniale di Modenantiquaria (coordinata dall’ottimo Pietro Cantore) tenevo una relazione sulla disciplina italiana in materia di circolazione dei beni culturali, anche nel raffronto con altri ordinamenti europei.Il giorno successivo procedevo alla presentazione delle proposte scaturite da alcuni tavoli tematici composti dagli stessi antiquari, alla presenza del Sottosegretario di Stato Vittorio Sgarbi e di alcuni parlamentari che di lì a poco le avrebbero commentate, nonché di Umberto Allemandi in qualità di straordinario moderatore.Il documento conclusivo, teso all’armonizzazione della disciplina italiana con le principali normative europee, conteneva tra altre le richieste che seguono: il rispetto di tempi certi nei procedimenti amministrativi concernenti circolazione in entrata e uscita di cose di interesse artistico e storico; la redazione di un database o archivio unico delle opere “vincolate”; la previsione di una decisione espressa obbligatoria a fronte di ricorsi gerarchici amministrativi entro i 90 giorni previsti; un adeguamento della disciplina interna in materia di circolazione delle cose di interesse artistico e storico alle soglie di valore di cui al Regolamento CE 116/2009, mettendo in evidenza che queste sono state perfino elevate o raddoppiate in altri Paesi membri.Se infatti da un lato dobbiamo guardare con profondo rispetto alla tradizione italiana di tutela del patrimonio storico artistico, che rimanda a quella rarissima congiunzione astrale che avvinse intorno a Pio VII Chiaramonti figure di altissimo profilo, quali furono il giurista erudito Carlo Fea o l’Ispettore delle Belle Arti Antonio Canova (in veste di amministratore tecnico, come lo era stato Raffaello tre secoli prima), dobbiamo considerare che il nostro territorio in epoca preunitaria era afflitto da un’incessante emorragia di opere d’arte e come il sistema giuridico amministrativo di controllo e di sanzione, ancora in fase embrionale, rimanesse spesso sulla carta.È a tutta evidenza assurdo, per fare un esempio limitato ai dipinti, che oggi in Francia come in Germania la soglia di valore rilevante ai fini della tutela in sede di esportazione sia di 300.000 euro, nel Regno Unito di 180.000, mentre in Italia quasi sarcasticamente tale soglia, raggiunta a fatica e da buoni ultimi, si attesta sui 13.500 euro.È altrettanto disarmante pensare che se in Francia l’Amministrazione può fermare l’esportazione di un bene, lo possa fare per un massimo di trenta mesi, entro i quali dovrà raccogliere i fondi utili ad acquistarlo.Di più, alcuni Paesi membri (ancora la Francia su tutti) stabiliscono con chiarezza che entro un dato termine, in mancanza di acquisto (a prezzo di mercato), il certificato di esportazione non potrà essere negato. Rassicurante, ancora una volta in Francia, la presenza di esponenti della giurisdizione amministrativa (la presenza di un Consigliere di Stato) nelle Commissioni incaricate di decidere sulle richieste di esportazione e sul riconoscimento dei tesori nazionali, a garantirne la terzietà e a scongiurare l’appiattimento su posizioni preconcette. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI FIMA conference in Modenantiquaria 2023, the lawyer Giulio Volpe is third from the left. Thefirst from the right is the former ex Undersecretary of the Ministry of Culture Vittorio Sgarbi A year has passed since, commissioned by the Italian Federation of Art Dealers (President Fabrizio Pedrazzini) for the IV FIMA Conference (curated by Carlo Teardo), in the pleasant and congenial context of Modenantiquaria (coordinated by the excellent Pietro Cantore) I held a report on Italian regulations regarding the circulation of cultural goods, also in comparison with other European systems.The following day I proceeded to present the proposals resulting from some thematic tables made up of the same antique dealers, in the presence of the Undersecretary of State Vittorio Sgarbi and some parliamentarians who would shortly comment on them, as well as Umberto Allemandi as extraordinary moderator.The final document, aimed at harmonizing Italian regulations with the main European regulations, contained among others the following requests: respect for certain times in administrative procedures concerning the movement in and out of things of artistic and historical interest; the preparation of a single database or archive of “restricted” works; the provision of a mandatory express decision in response to administrative hierarchical appeals within the foreseen 90 days; an adaptation of the internal regulations regarding the circulation of things of artistic and historical interest to the value thresholds referred to in EC Regulation 116/2009, highlighting that these have even been increased or doubled in other member countries.In fact, if on the one hand we must look with profound respect at the Italian tradition of protection of the historical and artistic heritage, which refers to that very rare astral conjunction which brought together figures of the highest profile around Pius VII Chiaramonti, such as the erudite jurist Carlo Fea or the Inspector of the Fine Arts Antonio Canova (in the capacity of technical administrator, as Raphael had been three centuries earlier), we must consider that our territory in the pre-unification era was afflicted by an incessant hemorrhage of works of art and how the administrative legal system of control and sanctions, still in the embryonic phase, often remained on paper.It is clearly absurd, to give an example limited to paintings, that today in France as in Germany the relevant value threshold for the purposes of export protection is 300,000 euros, in the United Kingdom it is 180,000, while in Italy almost sarcastically this threshold, reached with difficulty and with good results, stands at 13,500 euros.It is equally disarming to think that if in France the Administration can stop the export of a good, it can do so for a maximum of thirty months, within which it will have to raise the funds needed to purchase it.Furthermore, some member countries (France above all) clearly establish that within a given deadline, in the absence of purchase (at market price), the export certificate cannot be denied.Reassuring, once again in France, is the presence of representatives of the

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