Year: 2021

Cosa sono le emozioni?
Esistono nella vita iperdigitalizzata?
intervista a Umberto Galimberti

Il più grande filosofo italiano che con il suo “libro delle Emozioni” sta facendo discutere e riflettere sull’importanza dell’educazione alle emozioni e a riconoscerne le patologie scaturite dalle nevrosi che la nostra epoca iperconnessa genera. Vuole essere anche una guida alla scoperta delle emozioni umane, un fenomeno complesso e un campo di indagine sterminato. Se qualcuno dovesse chiederci che cosa sono, sarebbe difficile rispondere. Spesso confuse con gli stati d’animo o i sentimenti, le “Emozioni” sono processi multicomponenziali che determinano le nostre azioni e i nostri comportamenti. Sono risposte innate, composte da fenomeni involontari, automatici e simultanei, che coinvolgono sia il corpo che la mente. Ma per scoprire il valore delle “Emozioni”, interivistiamo l’autore del libro, il celebre filosofo contemporaneo Galimberti che ci condurrà attraverso una attenta analisi sia filosofica che psicanalitica per imparare a riconoscerse i sentimenti scaturiti dalle emozioni.Perchè un libro dedicato alle Emozioni?Umberto Galimberti: Perchè le emozioni le conosciamo pochissimo, le sentiamo, ma non le conosciamo. Non le conosciamo perchè i ragazzi, molto spesso, hanno le pulsioni e con quelle agiscono attraverso le parole, come fanno soprattutto i bulli. I bulli la scuola li sospende, mentre dovrebbe tenerli il doppio del tempo per insegnargli la risonanza emotiva. Chiamo risonanza emotiva quel sentire immediato che sa distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto. Il filosofo tedesco Immanuel Kant diceva che il bene e il male potremmo anche non definirli perche ciascuno li sente, usa la parola sentire in tedesco fullen, naturalmente da se, oggi questa sua analisi non è più vera, perchè un ragazzo non sente più la differenza tra insultare un professore o prenderlo a calci, oppure tra corteggiare una ragazza o struparla, e non sto esagerando, perchè quando per ragioni giornalistiche mi tocca sentire le risposte che questi ragazzi danno ai giudici che li interrogano, e rispondono: “…e ma cosa abbiamo fatto?!” cadono dal pero, perchè non hanno la risonanza emotiva delle loro azioni, perchè le emozioni vanno anche insegnate. L’educazione consiste proprio in questo passaggio dalle pulsioni alle emozioni, percui bisogna insegarle.Dove bisogna insegnarle? Prima in famiglia e poi a scuola?Umberto Galimberti: Soprattutto a scuola, perchè la scuola da questo punto di vista è molto deficitaria, di solito si limita solo ad istruire non ad educare. Educare significa seguire i percorsi emotivi degli studenti, accompagnarli in quell’età incerta e critica che si chiama adolescienza, in cui la comparsa della sessualità comporta una radicale riformulazione della visione del mondo; a questo punto i ragazzi vanno in crisi, soffrono, ma non sanno dare il nome alle loro sofferenze, e soprattutto, non hanno le strategie per riuscirci. Per questo bisogna dare un’educazione, si certo in famiglia, per quel tanto che basta,visto che le famiglie oggi sono così dissestate, e la parola genitore conta fino a 12 anni circa. Quando i ragazzi passano dall’amore incondizionato dei genitori a quello condizionato con i loro amici, in quel passaggio che si chiama edipo, diventano furiosi, perchè l’Edipo in cosa consiste? Nell’abbandonare il mondo genitoriale, che nel linguaggio di edipo, dice di uccidere il padre, se non lo fanno in famiglia, lo fanno in piazza, peniamo ad esempio a quello che fanno nella curva nord, le manifestazioni, negli stadi dove va la polizia. Allora tutte queste aggressività bisogna fargliele fare in casa, in famiglia, come ad esempio sbattere la porta. Con questi comportamenti si riconosce il passaggio evolutivo del ragazzo e gli permette di entrare più facilmente in relazione con l’amore condizionato dei loro amici.Il mondo sempre più digitalizzato vede sospendere le emozioni per portarle in una condizione di stand by è possibile? Cosa sta succedendo nell’era della digitalizzazione?Umberto Galimberti: La digitalizzazione porta dei guai non indifferenti, con i telefonini, ad esempio, cosa succede? Succede che si ha l’unica incapacità di reggere la distanza, percui ricevo un messaggio, devo immediatamente rispondere, se non rispondo, vado in angoscia, oppure subentra una sorta di onnipotenza perchè posso controllaare la persona che mi sta a cuore, e sapere che luoghi frequenta, se sono una persona importante parlo ad alta voce cosi mi riconoscono, una sorta di angoscia dell’anonimato, si perde il mondo interiore, perchè il mondo interiore ama il silenzio, invece siamo bombardati dai trilli dei telefonini. Si perde la libertà, perchè quando arriva la telefonta bisogna rispondere, se non si risponde prima o poi dobbiamo giustificarci, quando passiamo al computer è ancora peggio. Dobbiamo ricordarci che l’informatica, non è un mezzo, è un mondo. La differenza tra mezzo e mondo è radicale, vuol dire che abitando l’informatica non sono più nel mondo reale, ma in quello virtuale, con conseguenti fenomeni di derealizzazione, posso vedere Roma, un concerto senza esserci mai andato, così si finisce per simulare di fare cose che non si riusciamo a fare, poi si ha un altro fenomeno la desocializzazione, la distanza sociale non l’ha creata il Virus, ma l’ha creata l’informatica perchè parlare davanti al Computer non è la stessa cosa che vivere di relazioni vere. Altra dipendenza è il CybersessoAnche gli adulti cadono vittima di tutte queste dipendenze?Umberto Galimberti: Certo, è ovvio, ad esempio, posso scatenare tutte le mie fantasie sessuali senza avere un vero compagno, nasce così il cybersesso che significa: io posso fare di tutto virtualmente, ma poi difronte alla propria ragazza o ragazzo ci si ritrova incapaci o insufficenti di vivere la relazione perchè la presenza fisica dell’altro mi impegna mentre lo schermo no. Per non parlare delle chatte, in cui si creano dei profili ideali che non corrispondono alla realtà, e poi quando si entra nel mondo reale e nessuno lo riconosce più, allora la persona si rituffa nel mondo virtuale. Tutto questo genera gravi problemi e patologie serie.Il libro sulle Emozioni nasce per far riflettere sul valore delle emozioni?Umberto Galimberti: certo per far riflettere sul significato delle emozioni e sulla patologizzazione delle emozioni, perchè quando si patologizzano le persone si ammalano.Come si può venire fuori da tutto questo?Umberto Galimberti: Non si può! questo mondo è entrato nella virtualità. Il Governo finanazierà la digitalizzazione di tutto, e quindi, il nostro mondo sarà virtuale.

Sessualità tra scienza arte e storia (Parte 1^)

La vita umana fluisce in un continuo susseguirsi di desideri che determinano bisogni, che generano la definizione degli obiettivi che hanno lo scopo di realizzare la loro soddisfazione. L’attrazione sessuale, definita spesso nel linguaggio comune passione, è una forma di desiderio di un essere umano nei confronti di un altro, caratterizzato da un forte coinvolgimento fisico oltre che emotivo. Essa spinge il soggetto che la prova a desiderare l’appagamento della sua attrazione mediante il rapporto sessuale con l’altro soggetto che come dimostrato dal professor Barry Komisaruk – scienziato dell’Università Rutgers del New Jersey – prevede l’attivazione successiva di varie zone dell’encefalo: dalla corteccia sensoriale, al sistema limbico, al cervelletto, alla corteccia frontale, all’ipotalamo tramite interazioni molecolari. Ovviamente è impossibile condensare l’essenza di una relazione amorosa all’interno di semplici formule chimiche, ma è interessante sapere che il nostro corpo utilizza risorse sorprendenti per modulare la vita amorosa. Basta non dimenticare che a sua volta la nostra psiche influenza la produzione di determinate sostanze in varie fasi e momenti, in un vicendevole e continuo processo di accomodamento mente-corpo. Tra i protagonisti molecolari troviamo: la dopamina, il testosterone, i feromoni, la feniletilamina, l’ossitocina. La dopamina è sostanza dell’amore romantico, la cui attività è collegata al funzionamento del sistema limbico, zona del cervello sede delle emozioni e di alcune funzioni vitali tra le quali la stessa sessualità. Essa permette di potenziare alcuni comportamenti che procurano piacere e soddisfazione. Il Testosterone è l’ormone del desiderio sessuale sia per i maschi che per le femmine. Nell’uomo regola il desiderio, l’erezione e la soddisfazione sessuale. Nella donna ha un ruolo collegato al desiderio sessuale fino ad ora esplorato principalmente grazie all’evidenza della diminuzione di desiderio nel periodo post-menopausale. I Feromoni sono poi le molecole implicate nella ricerca del partner, prodotte da ghiandole situate sotto le ascelle, intorno ai capezzoli e nell’inguine; sono inodori e vengono captati da un apposito sistema detto vomeronasale, variano in rapporto allo stato d’animo e possono stimolare il desiderio sessuale. La Feniletilamina è alla base dell’innamoramento e dell’attrazione amorosa: la sua presenza è strettamente collegata con il rilascio di dopamina in una continua vicendevolezza che genera eccitazione, euforia, entusiasmo. Infine l’ossitocina rappresenta la colla chimica dell’amore.  Viene secreta dalla ghiandola pituitaria e liberata nel cervello e nel sistema riproduttivo ogni volta che c’è un contatto con la persona amata. Essa aumenta notevolmente durante l’orgasmo e, soprattutto nella donna, è presente durante il parto e l’allattamento. La sua funzione è quindi strettamente collegata all’importanza del contatto fisico come collante necessario a far durare una coppia nel tempo.Questo gioco di molecole rappresenta, dunque, il motore del mondo composto da individui che si generano dalle unioni di corpi di sesso opposto. Sarà per questo che dalla notte dei tempi la sessualità ha attratto l’interesse di scrittori, artisti e scienziati.L’arte nei secoli ha avuto il merito di aprire le porte di un mondo istintivamente ricercato per naturali pulsioni umane ma razionalmente rifiutato per imposizioni culturali facenti appello all’astratto concetto di moralità. Così dall’interesse artistico si è passati all’analisi delle pulsioni umane fino ad arrivare alle attuali scoperte scientifiche che ci raccontano di come ciò che avviene tra corpi è semplice espressione di fini meccanismi neurofisiobiologici.Di sessualità si comincia a parlare già nel IX e VIII sec a.C. con la mitologia greca e come non ricordare a tal proposito la dea Afrodite descritta come dea della bellezza e dell’amore in grado di risvegliare l’amore e la passione negli dei e nei mortali. Le avventure erotiche della dea furono innumerevoli ma la più importante fu con Ares. Suo marito Efesto, che aveva sposato dietro pressione di Zeus e di Era, avendo notato che quando mancava dal suo laboratorio, la moglie portava il suo amante nel letto nuziale, costruì una rete metallica invisibile e la informò che sarebbe andato via. Quando i due amanti si incontrarono, fece la sua comparsa Efesto, che li avvolse nella rete completamente nudi e chiamò gli altri dei per lamentarsi e per renderli ridicoli. Gli dei si divertirono molto per questo episodio piccante e naturalmente lo aiutarono a trovare una soluzione con l’intermediazione di Poseidone che si impegnò a punire Ares. Afrodite ed Ares generarono vari dei tra cui Imero che risvegliava la passione ed Eros munito di arco che saettava i cuori e faceva nascere un “amore irresistibile”. Gli dei della mitologia greca descritti da autori vissuti nei secoli a.C. , da ciò che oggi conosciamo grazie a studi di ricercatori come Mc Hanry J e collaboratori dell’Università del North Carolina a Chapel Hill o Nirao M. Shah e collaboratori, altro non sono che molecole e circuiti neuronali insiti nei singoli individui.Nei secoli l’Arte figurata ha saputo ben trasmettere i messaggi legati alla sessualità talvolta filtrata dai veli dell’ipocrisia che le società hanno necessariamente dovuto erigere per evitare naturali disordini verso cui tenderebbero incontrollate pulsioni umane prive del filtro razionale. Ancora una volta esempio classico dei drammi che possono celarsi dietro gli amori passionali ci viene raccontato da Omero nell’VIII secolo a.C. con la Guerra di Troia scatenata dall’amore passionale tra Elena, moglie di Menelao re di Sparta, e Paride figlio di Pericle re di Troia.L’arte letteraria e figurata, che racconta senza veli, ai tempi di Omero, gli amori di dei tra di loro e con umani, spesso illeciti e responsabili di conflitti, passando dal medioevo inizia un processo di trasformazione per adattarsi ad una società dove il peccato e la conseguente punizione diventano motivo di vero e proprio terrore. Così la sessualità non più rappresentata torna a riemergere timidamente nell’arte dell’età rinascimentale per esprimersi con più forza nell’arte moderna ed in quella contemporanea. Di questo, tuttavia, si parlerà in maniera più approfondita nel prossimo numero. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI Human life flows in a continuous succession of desires that determine needs, which generate the definition of goals that aim to achieve their satisfaction. Sexual attraction, often referred to in common language as passion, is a form of desire of one human being for another, characterised by a strong physical as well as emotional involvement. It drives the person experiencing it to desire the fulfilment of their attraction

Supplemento Musei Vaticani

Artonworld ha realizzato un supplemento, esclusivo, dedicato alla Collezione d’arte Contemporanea dei Musei Vaticani curato magnificamente dalla storica dell’arte Francesca Boschetti con una preziosa introduzione scritta dalla Responsabile della Collezione d’arte Contemporanea Micol Forti. Una pubblicazione inedita, realizzata per far apprezzare a tutto il mondo, e soprattutto, far scoprire le opere di grandi Maestri dell’arte contemporanea in un luogo fantastico come quello dei Musei Vaticani. Abbiamo approfondito Vincent Van Gogh, Henri Matisse, Marc Chagall, Francis Bacon, Studio Azzurro. PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE GRATUITAMENTE CLICCA QUI Artonworld had created an exclusive supplement dedicated to the Contemporary Art Collection of the Vatican Museums, magnificently edited by art historian Francesca Boschetti with a precious introduction written by the Head of the Contemporary Art Collection, Micol Forti. An unpublished publication, realized to make the whole world appreciate, and above all, discover the works of great masters of contemporary art in a fantastic place like the Vatican Museums.We explored Vincent Van Gogh, Henri Matisse, Marc Chagall, Francis Bacon, Studio Azzurro. TO READ THE ENTIRE PUBLICATION FOR FREE CLICK HERE

The resale right between equity and suspicion

Il droit de suite, nato in Francia nel 1920 e di lì trasfuso in altri ordinamenti giuridici (nel nostro Paese, artt. 144 ss. Legge sul diritto d’autore, n. 633 del 1941), fino ad essere contemplato dalla revisione del 1948 della Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche, è stato oggetto di Direttiva comunitaria (2001/84/CE) recepita senza fretta dall’Italia (d. lgs. 13 febbraio 2006, n. 118,, entrato in vigore il 9 aprile 2006).Secondo la legge italiana sul diritto d’autore, come modificata in conformità della direttiva europea, l’artista, o gli eredi fino a settant’anni dalla sua morte, percepiscono un compenso in percentuale -decrescente, per scaglioni, dal 4% allo 0,25 % – sul prezzo (non sulla sola plusvalenza) relativo ad ogni vendita dell’opera successiva alla prima cessione di essa, purché alla transazione commerciale partecipi almeno un operatore professionale (gallerista o casa d’aste che sia).La disciplina prevede ancora che il diritto di seguito non trovi applicazione alle vendite di cui sopra “quando il venditore abbia acquistato l’opera direttamente dall’autore meno di tre anni prima di tali vendite e il prezzo di vendita non sia superiore a 10.000,00 euro. La vendita si presume effettuata oltre i tre anni dall’acquisto salva prova contraria fornita dal venditore.”Per finire, il diritto di seguito non trova applicazione nelle transazioni tra privati.È di tempi recenti la notizia secondo cui pare si sia posto fine alla questione sollevata diversi anni fa, relativa al riconoscimento o meno del diritto di seguito ai professionisti che operano nel mercato primario delle opere d’arte, che riguardano le prime vendite per conto dell’autore.Dall’incontro tra Siae, Angamc (Associazione nazionale gallerie d’arte moderna e contemporanea) e Ministero è nato infatti il Vademecum pubblicato sul sito della Società italiana autori ed editori, con cui sono stati dati i chiarimenti necessari ad evitare storture applicative della normativa.L’istituto poggia sulla impossibilità per le opere delle arti figurative, per tali intendendosi la pittura, la scultura e la fotografia, di essere oggetto di quelle forme tipiche di utilizzazione economica delle opere dell’ingegno quali il diritto di riproduzione ed il diritto di rappresentazione in pubblico, poiché la modalità di fruizione ad esse consona è la contemplazione dell’originale.Il diritto di seguito è teso ad assicurare all’artista visivo e ai suoi eredi la partecipazione ai benefici derivanti dalle sorti di mercato del proprio lavoro, attraverso una royalty su ogni vendita successiva alla prima cessione delle sue opere. Si è da più parti ritenuto che il diritto di seguito sia, almeno sulla carta, il segno di un rinnovato rispetto per la vicenda umana degli artisti e per le loro creazioni, verso il loro pensiero visivo, per lo più inscindibile da quel supporto fisico che chiamiamo “unico esemplare”.Perfino la Corte Costituzionale ha in alcune sentenze evidenziato la rilevanza degli interessi patrimoniali e morali degli autori delle opere dell’ingegno anche quale incoraggiamento alla produzione di altre opere, nell’interesse generale della cultura.La diversa natura delle varie opere dell’ingegno implica inevitabilmente diverse modalità di fruizione e, di conseguenza, diverse dinamiche di guadagno. Infatti, se l’opera letteraria, quella musicale o quella cinematografica ricavano utili anche in proporzione alla capacità di soggetti diversi dall’autore di confezionare il prodotto in un adeguato supporto (libro, cd, videocassetta, ecc.), di promuoverlo e distribuirlo, con la possibilità per l’autore di controllare i profitti derivanti dalle “successive utilizzazioni” e parteciparvi, per l’arte visiva in senso stretto vale la modalità di fruizione (e diffusione) di cui sopra, tale da indurre al concepimento del droit de suite già quasi un secolo addietro. Avvocato dell’arte Giulio VolpeGalleria Cavour 7 / 40124 Bologna (Italy)www.avvocatovolpe.it PER LEGGERE L’INTERA PUBBLICAZIONE CLICCA QUI The droit de suite, born in France in 1920 and then transposed into other legal systems (in our country, art. 144 et seq. Copyright Law, no. 633 of 1941), until it was contemplated by the 1948 revision of the Berne Convention for the protection of literary and artistic works, was the subject of a Community Directive (2001/84/CE) implemented without haste by Italy (legislative decree no. 118 of 13 February 2006, which came into force on 9 April 2006).According to the Italian law on copyright, as amended in accordance with the European directive, the artist, or his heirs up to seventy years after his death, receive a percentage fee – decreasing, by steps, from 4% to 0.25% – on the price (not on the capital gain alone) relating to each sale of the work subsequent to the first transfer of it, provided that at least one professional operator (whether an art dealer or an auction house) takes part in the commercial transaction.The Framework further provides that the resale right does not apply to the above sales “when the seller has acquired the work directly from the author less than three years before such sales and the sale price does not exceed EUR 10,000.00. The sale is presumed to have taken place more than three years after the purchase unless the seller proves otherwise.” Finally, the resale right does not apply to transactions between private individuals.It is recent news that the issue raised several years ago concerning the recognition or otherwise of the resale right for professionals operating in the primary market for works of art, which concern first sales on behalf of the author, seems to have come to an end.A meeting between SIAE, Angamc (National Association of Modern and Contemporary Art Galleries) and the Ministry resulted in the Vademecum published on the website of the Italian Authors’ and Publishers’ Society, which provides the clarifications necessary to avoid application distortions in the legislation.The institution is based on the impossibility for works of the figurative arts, meaning painting, sculpture and photography, to be subject to those typical forms of economic use of intellectual works such as the right of reproduction and the right of public performance, since the mode of enjoyment appropriate to them is the contemplation of the original.The resale right is intended to ensure that the visual artist and his heirs share in the benefits deriving from the market fortunes of his work, through a royalty on

The circulation of Art in the eyes of Law

L’opinione su tutela e mercato di uno degli avvocati italiani più esperti nel settore di circolazione e tutela dell’arte, da oltre vent’anni consulente di antiquari, galleristi, collezionisti e soggetti istituzionali. he opinion on the protection and market of one of italy’s most experienced lawyers in the field of circulation and art protection, for over twenty years consultantantique dealers, gallery owners, collectors and institutional subjects by Giulio Volpe L’Italia siamo noi. E sembra che la Storia italiana, come Goethe e Quatremére de Quincy fra tanti altri avevano declamato, abbia davvero una “prerogativa” invidiabile e riconosciuta dai partners europei e in fondo dal mondo intero: quella di essere un formidabile concentrato di arte e paesaggio.A dispetto di questo, però, si è forse male interpretato dal nostro sistema politico-culturale il ruolo del Paese nella comunità europea e internazionale, tanto sul fronte della tutela e circolazione del patrimonio già esistente, quanto su quello della nuova produzione artistica.Alcuni osservatori del bizzarro e multiforme mondo dell’arte hanno ipotizzato che abbiamo forse perso molto del tempo più recente (diciamo un cinquantennio?) a inseguire modelli sbagliati o derive frammentarie e spaesanti, a scimmiottare un illusorio “asse Londra-New York” o simili, senza accorgerci o dimenticando che la sorgente prima della creatività artistica sta sotto i nostri piedi e nelle nostre mani.Da dove riprendere il sentiero perduto? Forse in un nuovo “Belpaese” dove la burocrazia e i suoi tempi facciano meno paura, dove le leggi non siano punitive o soffocanti, dove non si confondano gli operatori del sistema dell’arte -come ho scritto di recente anche sul Sole 24 Ore- con immaginari pirati o contrabbandieri, partoriti troppe volte da una sbrigativa cultura del sospetto o da ideologie preconcette.Qualche furbo c’è sempre stato e sempre ci sarà, ma fare di tutta l’erba un fascio è fuorviante e pericoloso per la sopravvivenza di una favolosa specie: quella di antiquari e galleristi, linfa vitale del sistema delle arti in Italia.Non si dimentichi mai ciò che il loro mestiere, la loro esperienza, il loro coraggio, la loro capacità di stimolare e incrementare il collezionismo, di favorire o promuovere restauri, hanno dato a questo stesso Paese e alla storia dell’arte mondiale.Non si dimentichi che lì va in scena il teatro dell’attribuzionismo, la ricomposizione di “contesti culturali” (argomento principe nell’avventura della tutela), il confronto vivo e stimolante, anche per le generazioni a venire, tra storici dell’arte e critici d’ogni provenienza.L’emorragia occulta delle opere d’arte prolifera invece proprio dove gli operatori di mercato di navigata esperienza vengano ostacolati o pericolosamente minacciati rispetto alla stessa possibilità di lavorare.Essi favoriscono semmai, giova ripeterlo, la circolazione dell’arte per canali riconosciuti e spesso prestigiosi, alla luce del sole e nel rispetto delle regole, fatta salva una quota di trasgressioni che, come nell’universo mondo ed in qualsiasi mercato, saranno -se del caso e proporzionalmente- sanzionate.Vediamo ora quali siano le regole della tutela.L’origine straordinaria e di rilievo universale di questo complesso di regole, che passano dai provvedimenti preunitari per la tutela sempre ricordati da Andrea Emiliani, da funzionari “tecnici” quali Carlo Fea, Antonio Canova o il Winckelmann, ma già molto tempo prima Raffaello, con la sua mirabile lettera a papa Leone X, nei mesi scorsi in mostra alle Scuderie del Quirinale, è anch’essa eminentemente italiana.Sono regole, quelle degli Stati preunitari, che nell’Italia unita saranno tenute sagacemente in vita, integrate nella legge Rosadi del 1909, passate attraverso la legge Bottai e la Costituzione, poi attraverso le riflessioni evolutive della Commissione Franceschini che ci traghettava dalla concezione estetizzante delle “cose di interesse artistico e storico” fino a quella antropologica dei “beni culturali” negli anni sessanta del ‘900, fino a potere oggi serenamente confrontarsi, e qui viene il punto, con le Convenzioni internazionali e i provvedimenti europei.In Europa, pur riconoscendosi come storicamente esemplare il meritevole modello italiano per la tutela dei beni culturali, si è adottata una strada diversa.Fino a tutto l’Ottocento, l’Italia era stata davvero scandagliata da mercanti d’arte senza molti scrupoli, intere collezioni o loro nuclei significativi venivano esportati più o meno illecitamente e l’organizzazione amministrativa, seppure bellissima sulla carta, era operativamente spesso impotente.Oggi però i tempi sono diversi. Non possiamo mummificarci su posizioni di tutela ad oltranza, quando i presupposti di fatto sono ormai totalmente mutati.I musei sono perfettamente organizzati, con servizi aggiuntivi e “super-direttori” iper connessi con le altre istituzioni culturali e con gli uffici ministeriali, mentre i magazzini debordano di opere, spesso invisibili ai più. La disciplina giuridica del Codice dei beni culturali e del paesaggio contiene istituti volti a consentire allo Stato di sostituirsi all’acquirente privato (prelazione) o di intervenire nel procedimento di uscita dal territorio nazionale (acquisto coattivo all’esportazione), fatta salva la possibilità per l’esportatore di rinuncia all’uscita dell’opera.Ricorrendo a questi strumenti – e senza qui considerare che sul secondo aleggia un dubbio di costituzionalità – quando davvero l’opera in questione si ritenga di interesse irrinunciabile per il patrimonio storico e artistico della nazione e per il “contesto storico culturale” di riferimento, lo Stato può farla propria versandone il prezzo “congruo”.Anche in altri Paesi europei questo si verifica, riservando un termine (di pochi mesi) per reperire i fondi; ma nel resto d’Europa, in linea di massima, se lo Stato non lo compra, il bene deve essere lasciato andare oltre confine.Inoltre, nel resto d’Europa la verifica sulle opere avviene senza troppi indugi, mentre in Italia, Repubblica fondata sulla burocrazia, anche le tazzine da caffè e le cravatte del nonno, o innumerevoli “croste” di scarsissimo valore, dovevano essere (fino a ieri) fisicamente esaminate da apposita Commissione dell’Ufficio Esportazione presso una Soprintendenza, generando inesorabilmente un sovraccarico di lavoro che si traduce in trascuratezza su ciò che davvero meriterebbe la preziosa ed encomiabile (sia chiaro) attenzione dei funzionari delle Belle Arti.Alle Commissioni degli Uffici Esportazione va ad un tempo il nostro plauso, per la sopportazione di un tale spropositato carico di pratiche a fronte di risorse irrisorie per finanze e personale.Per concludere:facciamo sì che la pandemia rechi all’Italia il coraggio di risorgere e di cambiare, rinnegando la burocrazia (e non soltanto in questo settore), sbloccando una riforma della disciplina della circolazione delle opere

Torna su